Il tema di una serie di manifestazioni promosse congiuntamente dall’Associazione Culturale Anassilaos, dall’ AIParC (Associazione Italiana Parchi Culturali), dall’Associazione Arte e Spettacolo Calabria dietro le quinte, dalla Biblioteca “Pietro De Nava e dalla Pinacoteca Civica, con il patrocinio del Comune di Reggio Calabria, espressione di sinergia e collaborazione tra associazioni operanti sul territorio, istituti culturali comunali e lo stesso Ente Comune, che avranno inizio giovedì 6 aprile ore alle 16,30 presso la Villetta della Biblioteca “Pietro De Nava” con l’ inaugurazione di una mostra libraria e filatelica sul tema: “Passio et Resurrectio Domini Nostri Iesu Christi” nell’arte figurativa e nella filatelia a cura della Biblioteca De Nava e dell’Associazione Anassilaos (Circolo Filatelico) cui farà seguito, alle ore 17,00, nella attigua Sala Giuffrè, la relazione con supporto video “Passione e Resurrezione di Cristo nell’arte” di Salvatore Timpano, Esperto d’Arte e Direttore del Dipartimento Arte e Patrimonio Culturale Materiale ed Immateriale AIParC con la partecipazione di Irene Calabrò, Assessore Cultura Comune Reggio Calabria; Irene Tripodi, Presidente Nazionale AIParC ; Stefano Iorfida, Presidente Associazione Anassilaos; Daniela Neri, Responsabile Biblioteca De Nava; Giuseppe Mazzacuva, Presidente Calabria dietro le quinte. Il successivo venerdì 7 aprile alle ore 16,oo presso la Pinacoteca civica, a cura di Calabria dietro le Quinte, si terrà una visita guidata ai dipinti della Pinacoteca e un reading teatrale “Le vie dell’arte, le vie dello spirito” con Dario Zema e l’accompagnamento musicale del violinista Paolo De Benedetto. Molti sono stati gli artisti (pittori, scultori, poeti, narratori, musicisti) che nel corso dei secoli nella loro opera si sono occupati del momento più importante e significativo della storia cristiana della salvezza, quale è tuttora la Passione e la Resurrezione del Cristo, la morte e la vita del Salvatore, interpretando tale vicenda fondante dello stesso Cristianesimo alla luce del temperamento proprio a ciascuno e della personale e individuale sensibilità, espressione dello spirito del tempo e del contesto storico e culturale in cui operavano. Tra tutte le arti quella figurativa, autentica Biblia Pauperum per tutti gli incolti che non sapevano leggere e scrivere, è sempre stata uno dei mezzi più utilizzati dalla Chiesa per diffondere il messaggio religioso, affidando alle immagini l’importante funzione di educare alla fede e promuovere la devozione con il merito di aver lasciato in eredità a tutti noi grandi capolavori, che, attraverso il pennello o lo scalpello di maestri immortali, quali Duccio di Buoninsegna, Giotto, Beato Angelico, Michelangelo, Tiziano, Tintoretto, Caravaggio, Rubens e tanti altri, ci condurranno per mano, in occasione della Pasqua 2023, in un emozionante viaggio/racconto che principia dalla Passione del Cristo per guidarci alla Sua Resurrezione ed Ascensione alla luce del racconto tramandato dai Vangeli di Marco, Matteo , Luca e Giovanni che da sempre hanno costituito la base fondamentale e imprescindibile, anche se non la sola, dell’iconografia di tutte le opere d’arte che hanno a tema la Passione secondo la tradizione cristiana.
anassilaos
“Lumina menti: Lucrezio e la rivoluzione della leggerezza” è il tema della conversazione che il Prof. Amos Martino, Dottore di Ricerca in Filologia Antica e Moderna, docente di Lettere presso il Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci” di Reggio Calabria, terrà martedì 28 marzo alle ore 17,30 presso lo Spazio Open (Via dei Filippini, 25) nell’ambito degli incontri “La percezione dell’Antico” promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos. Al centro della riflessione del giovane studioso reggino il poeta latino Tito Lucrezio Caro, tra gli autori meno conosciuti della letteratura latina, vissuto nel 1° secolo a.C. e la cui vita appare tuttora lacunosa tranne la notizia, data da San Girolamo, che il poeta sarebbe impazzito a causa di un filtro amoroso che lo avrebbe indotto poi al suicidio. La sua opera anzi sarebbe stata composta nei rari momenti di lucidità concessi a lui dal male. Al di là di tali notizie biografiche, da accogliere con estrema cautela, resta comunque il fatto che dal De rerum natura è possibile cogliere momenti di sofferenza ed esaltazione dello scrittore a conferma di uno spirito tormentato, diremmo oggi “moderno”. Il De rerum natura si presenta nella forma in cui ci è giunto (forse corretto da Cicerone che lo pubblicò) come una sorta di poema didascalico che guarda al mondo attraverso i principi della filosofia di Epicuro che l’Autore ben conosce e di cui si fa convinto assertore e banditore. A superare comunque ogni aridità di pensiero, sottesa a un’opera didascalica e quasi di propaganda, e a trasformare un poema filosofico in poesia capace tuttora di emozionare il lettore, è che in quei principi poeticamente cantati Lucrezio si sforza di placare le sue ansie, l’angoscia del vivere, le paure che lo tormentano, il timore della morte e il pensiero dell’al di là, aspetti che ancora caratterizzano la nostra esistenza e ce lo rendono vicino, quasi contemporaneo. Riscoperto nel 1417 da Poggio Bracciolini il poema consentì anche di meglio approfondire e comprendere nella sua complessità il pensiero del grande Epicuro considerato ancora comunemente come il filosofo dei gaudenti e della bella vita.
«Fin quando continueremo a celebrare l’8 marzo e proseguiremo a parlare di quote rosa, sarà difficile immaginare una parità di genere pienamente compiuta». Un concetto provocatorio e ribadito a più riprese dal sindaco facente funzioni che ha invitato «a soffermarci sui meriti delle persone, sulle loro professionalità guadagnate sul campo e sulla base delle proprie esperienze, senza distinzioni di sesso».
«Non sono frasi di circostanza – ha aggiunto – ma concetti che ci permettono di comprendere quanto l’Italia sia ancora indietro rispetto ad un tema delicato come questo».
«Il mio pensiero – ha concluso Versace – va alle tante donne che guidano importanti imprese nel nostro territorio metropolitano, aiutandolo a crescere da un punto di vista economico e sociale. Lo sforzo che dobbiamo fare, quindi, è soprattutto culturale perché ci aiuta a superare certi stereotipi e ci permette di festeggiare la donna ogni giorno dell’anno e non solo l’8 marzo».
“Alla ricerca dell’Arte <Perduta e ritrovata>” sarà il tema di una serie di incontri promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca “Pietro De Nava” e patrocinati dal Comune di Reggio Calabria, che si propongono di attirare l’attenzione su opere d’arte già presenti sul territorio di Reggio e Provincia oggi irrimediabilmente perdute per l’indifferenza e l’incuria dei più, e su opere ritrovate, restaurate e restituite alla fruizione dei cittadini. Nel primo caso si tratta di denunciare quanto danni in passato, un passato non necessariamente tanto lontano, sono stati arrecati al patrimonio artistico del Reggino, specie all’indomani del terremoto del 28 dicembre a seguito del quale la “frettolosità e l’approssimazione” dei ricostruttori, pubblici e privati, unita a interessi economici molto concreti, produsse demolizioni totali , non necessarie, di edifici religiosi (Il Duomo, la Chiesa di Terreti) e civili (parzialmente il Castello Aragonese di Reggio) fino ad arrivare all’inizio degli anni Ottanta allorquando un intero quartiere della Reggio bizantina fu demolito con le ruspe per la cosiddetta “intubata” senza che nessuno si sia sforzato all’epoca di tentare una soluzione diversa. Per fortuna vi sono storie artistiche a lieto fine. E’ il caso del Cristo Pantocratore di Motta San Giovanni, collocato nell’abside crollata della chiesa di Santa Maria dell’Annunziata in prossimità del castello Santo Niceto”, oggetto dell’incontro che si terrà giovedì 12 gennaio alle ore 17,00 presso la Sala Gioffrè della Villetta De Nava con la partecipazione di Irene Calabrò, Assessore alla Cultura del Comune di Reggio Calabria e di Enza Mallamaci, Assessore Cultura, Aree archeologiche, Beni Storici e Monumentali del Comune di Motta San Giovanni e gli interventi del Prof. Saverio Verduci, storico e ricercatore sulla “Storia di Santo Niceto e della chiesa dell’Annunziata in Motta San Giovanni” e della Prof.ssa Anna Arcudi, DIBEST UNICAL, che tratterà dell’ “Intervento di restauro del Cristo Pantocratore: status quaestionis”. A condurre l’incontro sarà il Dott. Fabio Arichetta, Socio della Società Napoletana di Storia Patria e della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. L’attenzione dei cittadini, il rapporto sinergico tra il Comune di Motta San Giovanni, la Sovrintendenza ai Beni archeologici Belle arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia e l’Università della Calabria ha consentito il restauro del prezioso manufatto e la sua restituzione
Al Prof. Giuseppe Parlato, storico e Presidente dal 2008 della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, sabato 5 novembre alle ore 17,00 presso la Sala Giuffrè della Biblioteca “Pietro de Nava” sarà conferito Premio Anassilaos Μεγάλη Ἑλλάς per la Ricerca Storica. Dopo il saluto delle Autorità e la consegna del riconoscimento, lo studioso terrà una lectio magistralis sul tema “Ugo Spirito interprete del Novecento”. Introdurranno: il Dott. Fabio Arichetta, Responsabile del Centro Studi per la Storia Moderna e Contemporanea di Anassilaos “Rosario Romeo” e il Dott. Vincenzo Musolino, Responsabile del Centro Studi Filosofici di Anassilaos “Aldo Capitini”.

Allievo a Torino di Narciso Nada e a Roma di Renzo De Felice, il Prof. Parlato si è occupato nei primi anni di storia risorgimentale, quindi di storia del fascismo, con particolare riferimento al sindacalismo italiano. Ha scritto saggi sul movimento cattolico, sul fenomeno corporativo fra le due guerre mondiali, sulla cultura del periodo fascista, sui fenomeni di dibattito interno al fascismo, sui rapporti tra Italia e Francia tra le due guerre mondiali. Attualmente le sue ricerche sono orientate sulla storia politica italiana del secondo dopoguerra. In particolare, ha affrontato, per la prima volta con la ricerca della documentazione archivistica, la storia controversa della destra italiana e del neofascismo, sulla quale ha già scritto alcuni saggi e tre volumi. Contemporaneamente, sta approfondendo le tematiche generali della storia italiana recente per meglio comprendere i temi di fondo della storia nazionale dall’Unità a oggi. In particolare, l’attività di ricerca attuale è indirizzata a individuare le linee di continuità fra le varie fasi della storia italiana, nella consapevolezza che sulle continuità e non sulle rotture si possa cogliere un filo conduttore euristicamente valido in grado di rappresentare l’identità nazionale.
Anassilaos: un incontro su Giuseppe Garibaldi nel 140° anniversario dalla morte
La figura di Giuseppe Garibaldi, nel 140° anniversario della morte (2 giugno 1882) sarà al centro di un incontro, promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca “Pietro De Nava” di Reggio Calabria, che si terrà giovedì 29 settembre alle ore 17,30 in Reggio Calabria presso la Sala Giuffrè della Biblioteca. La manifestazione è patrocinata dal Comune di Reggio Calabria nonché dalla Deputazione di Storia Patria per la Calabria e dall’ICSAIC (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea). Dopo i saluti delle Autorità e del prof. Giuseppe Caridi, presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, e del dott. Stefano Iorfida, presidente dell’Anassilaos, interverranno il prof. Antonino Romeo, deputato di Storia Patria e delegato corrispondente dell’ICSAIC da Reggio Calabria e il dott. Fabio Arichetta, responsabile del centro studi storici dell’Anassilaos, socio della Deputazione e dell’ICSAIC. All’inizio vi sarà la lettura, a cura di Giuseppe Diaco, socio Anassilaos, del messaggio di Garibaldi sui Fatti d’Aspromonte, a bordo della fregata Duca di Genova, il 1° settembre 1862. L’incontro – scrive Stefano Iorfida, Presidente di Anassilaos – si propone di rendere ancora una volta omaggio all’Eroe dei Due Mondi la cui figura, negli ultimi anni, è al centro di una politica di revisionismo ( potremmo definirla una sorta di damnatio memoriae) che punta a screditarne la figura sia umana che politica e militare al fine, non tanto nascosto, di mettere in discussione quel processo unitario di cui Egli è stato uno dei principali protagonisti grazie anche alla Spedizione dei Mille. Anche a Reggio Calabria, prosegue Iorfida, assistiamo a tali tentativi con la quasi ossessiva richiesta di modificare l’intitolazione della più importante arteria cittadina per cui si avverte più che mai il di approfondirne la figura sine ira et sine studio (direbbe lo storico latino Tacito) e di evidenziarne la complessità poiché Giuseppe Garibaldi è stato tutto e il contrario di tutto: insofferente delle liturgie parlamentari, decisionista, con atteggiamenti duceschi, ed insieme rivoluzionario, popolare, anticlericale al punto che fu oggetto di ammirazione da parte dei Socialisti e Comunisti, che nel 1948 ne utilizzarono l’ effigie per la lista del Fronte Popolare Democratico, e prima ancora, nel Ventennio dai Fascisti.
Anassilaos: conversazione dal tema “Archeologia preventiva: come si salva il passato”
“Archeologia preventiva: come si salva il passato” è il tema della conversazione che l’archeologo Riccardo Consoli terrà giovedì 11 agosto alle ore 18,00 presso la Villetta De Nava nell’ambito degli incontri realizzati dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca, in occasione delle manifestazioni promosse dal Comune di Reggio Calabria nel 50° dei Bronzi di Riace sul tema “La percezione dell’Antico”. Nel corso della conversazione lo studioso offrirà una visione più aggiornata dell’archeologia rispetto allo standard idealistico della materia. In particolare egli affronterà il tema dell’archeologia preventiva, una branchia degli studi di settore che si occupa dell’impatto dell’edilizia pubblica e moderna sul patrimonio archeologico. Una materia disciplinata da legge ministeriale e che prevede alcuni aspetti peculiari e differenti rispetto a ciò che viene solitamente indicato come archeologico. L’archeologia preventiva, vista nel dettaglio, esegue tutta una serie distinta di attività orientate alla conoscenza dello stato dei luoghi in un momento preliminare di un cantiere edile o che riguarda servizi quali luce o gas e che comunque comporta degli importanti interventi sul terreno. Queste attività andranno poi a coronare la fase progettuale integrando o talvolta trasformando le caratteristiche del progetto stesso, perché inserito in una nuova concezione territoriale data dall’analisi della topografia storica. Questi aspetti fanno sì che la valutazione dell’ impatto di un’opera sull’esistente storico-archeologico sia preliminarmente inserita nel progetto e conceda all’opera di integrarsi al meglio con quello che è stato il trascorso paesaggistico di una determinata area. In più, concede la possibilità di salvare preventivamente tantissime opere archeologiche ancora non scoperte e rimaste talvolta obliterare dal trascorrere del tempo. Questa disciplina è infine importante alla luce del particolare palinsesto storico/urbanistico che le città italiane e, talvolta, mondiali, hanno vissuto perché procede con una valutazione completa e che non guarda solo al risultato finale o alla trasformazione radicale di un determinato contesto. In tal modo può aiutare nella lettura delle evoluzione storica paesaggistica del sito al fine di realizzare opere pubbliche e private che siano degnamente contestualizzate nell’ambiente in cui si sviluppano. Il dottor Consoli accompagnerà l’esposizione con una serie di immagini testimoni di salvataggi del presente e distruzioni del passato in un momento in cui ancora questa disciplina non era sviluppata.
Anassilaos, agli “Incontri con l’Autore” è il turno di Lucio Giuseppe Lazzarino De Lorenzo
Nell’ambito degli “Incontri con l’Autore” promossi dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open, sarà presentato venerdì 24 giugno alle ore 18,00 presso lo Spazio Open “La logica delle passioni. Le inchieste del dottor Leonardo” opera di Lucio Giuseppe Lazzarino De Lorenzo edito da Robin. Un giovane medico appena laureato con la passione per la neurologia in un paese al centro dell’Umbria con la sua quieta e insieme inquieta vita di provincia, una strana malattia, un amore importante, una morte. Sono questi gli elementi base che costituiscono le tessere di un mosaico. A Montecchio, comune tra Orvieto e Terni, casi clinici, relazioni, passioni e antichi rancori si intrecciano fino a condurre a un omicidio. La sfida per il nostro protagonista, con le sue conoscenze e le sue intuizioni, sarà di riunire tutti questi elementi e far luce sull’accaduto. A scrivere il romanzo – non certamente autobiografico ma che attinge alla personale esperienza di medico e di neurologo dell’Autore – è il Professor Lucio Giuseppe Lazzarino De Lorenzo, dalle origini reggine – e precisamente di Gallico – che l’autore non manca di evidenziare, anche se la sua attività professionale si è svolta lontano dalla Calabria. Laureato in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Perugia nel 1974, successivamente, nel 1978, ha conseguito la Specializzazione in Neurologia con il massimo dei voti e Lode, presso l’Università degli Studi di Pisa e nel 1985 la Specializzazione in Neurofisiopatologia con il massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Genova. Nel 1986 ha conseguito l’idoneità nazionale a Primario Neurologo. Dal 2008 al 2015, ha ricoperto l’incarico di Professore a contratto dell’insegnamento “Neurologia d’urgenza”, scuola Specializzazione in Neurologia, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, dell’Università degli Studi di Trieste (2008-2009) e di Udine (2010 al 2015). Inoltre dal 2010 al 2012 è stato Professore dell’insegnamento “Anatomia clinica del sistema nervoso” e dell’insegnamento “Fisiologia e FisioPatologia del movimento”, Corso di “Laurea di Tecniche di Neurofisiopatologia”, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Udine. Dal gennaio 2010 al dicembre 2014 ha diretto e gestito in prima persona l’ambulatorio UVA (Unita Valutazione Alzheimer) presso l’ospedale di Gorizia e di Monfalcone. Dal 1996 a tutto il 2014, è stato Direttore/ Primario di SOC di Neurologia, presso l’ospedale di Gorizia e Monfalcone della ASS 2 “Isontina”. Dal dicembre 2014, in quiescenza, ha scoperto una potente vocazione alla scrittura nella quale riesce a mettere a frutto cinquanta anni di vita professionale – e quindi una profonda conoscenza dell’animo umano – con le necessità
Il 21 settembre 1922, cento anni fa, a Casignana, Carabinieri e Fascisti aprirono il fuoco contro i braccianti della cooperativa “Garibaldi”, che stavano occupando le terre. Vengono così uccisi il Vicesindaco Pasquale Micchia e due contadini, Rosario Conturno e Girolamo Panetta, mentre il sindaco Francesco Ceravolo riporta gravi ferite. “L’eccidio di Casignana” – meglio conosciuto dal grande pubblico come “I fatti di Casignana”, dal titolo di una celebre opera dello scrittore calabrese Mario La Cava – sarà al centro di una conversazione della Dott.ssa Rosella Crinò, promossa dall’Associazione Culturale Anassilaos, che si terrà venerdì 10 giugno alle ore 18,00 presso lo Spazio Open.
L’eccidio si inserisce nella più vasta problematica della proprietà delle terre anche e soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia dove i grandi latifondi, proprietà di poche famiglie e spesso abbandonati a se stessi, costituiscono un affronto alla miseria di tanti contadini così da divenire oggetto di battaglia politica al fine di conseguire il sostegno di queste stesse masse che sostennero, ad esempio, i Mille di Garibaldi nella speranza di una redistribuzione delle terre e di una rivoluzione sociale che i fatti di Bronte smentirono amaramente all’insegna del “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” detta nel Gattopardo da Tancredi, nipote del Principe di Salina. All’indomani della Grande Guerra (2 settembre 1919) il Governo presieduto da Francesco Saverio Nitti emanò il cosiddetto “decreto Visocchi”, dal nome del Ministro dell’Agricoltura, che attribuiva ai prefetti la facoltà di assegnare in occupazione temporanea, sino a un massimo di quattro anni, terreni incolti o mal coltivati a contadini organizzati in associazioni o enti agrari legalmente costituiti. Il decreto prevedeva, inoltre, un’estensione a tempo indeterminato della concessione per i terreni con obbligo di bonifica o che richiedevano cambiamenti di colture. A Casignana a tale scopo venne fondata la Cooperativa Garibaldi e ad essa fu concessa la foresta di Callistro, proprietà della famiglia Carafa. Pochi giorni dopo la concessione, però, il prefetto accolse la domanda dei Carafa, che chiedevano la restituzione della foresta. Il 22 settembre si accese lo scontro tra i contadini della cooperativa, guidati da sindaco e vice di Casignana, Ceravolo e Micchia e dall’altra, il vicecommissario Rossi e i carabinieri di scorta, affiancati dai nemici della stessa cooperativa, fra cui alcuni fascisti. A conclusione dello scontro si registrarono tre morti, sei feriti gravi e diverse decine di feriti lievi. L’avvento del Fascismo, che si appoggiava ai ceti agrari più retrivi e conservatori, un mese dopo l’eccidio di Casignana (28 ottobre Marcia su Roma) congelò per tutto il ventennio della dittatura il problema della terra che si ripresentò all’indomani della Liberazione. La legge Gullo del 1944 aveva decretato l’assegnazione di alcune terre facenti parte di vari latifondi ai contadini che riuniti in cooperative, li coltivavano. Il provvedimento fu ostacolato dai proprietari calabresi e questa situazione causò diversi scontri violenti, i primi dei quali furono a Calabricata nel 1946. In quegli scontri il 28 novembre del 1946 fu assassinata Giuditta Levato.
“Reggio Calabria tra Ottocento e Novecento”, la mostra promossa da Anassilaos arriva alla Biblioteca De Nava
Promossa dall’Associazione Culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca Pietro De Nava e con il Patrocinio del Comune di Reggio Calabria, nel centenario della inaugurazione di Palazzo San Giorgio (o Palazzo di Città) avvenuta il 27 aprile del 1922, sarà aperta al pubblico giovedì 9 giugno alle ore 17,00, presso la Villetta De Nava, la mostra sul tema “Reggio Calabria tra Ottocento e Novecento” con le immagini della collezione di Giuseppe Diaco, collezionista e cultore di storia reggina, e quattro plastici realizzati, con certosina pazienza ed infinita perizia, da Ilario De Marco che esporrà, tra l’altro, la ricostruzione su scala da 1 a 100, del Palazzo di Città, interamente distrutto dal sisma del 28 dicembre 1908, che sorgeva nello spazio dove oggi è ubicato il Teatro Francesco Cilea e che ospitava, oltre al Comune, anche il Tribunale e le Regie Poste. Sarà così possibile farsi una idea precisa e puntuale della Reggio prima del sisma del 28 dicembre con i suoi edifici pubblici e privati, la sue piazze, le sue magnifiche chiese, il suo lungomare, la sua signorile eleganza che le valse, da parte di qualche storico cittadino, la definizione di “bella e gentile” e ad un tempo farsi una idea precisa delle immani distruzioni del terremoto con i palazzi sventrati e diruti, le vie ingombre di macerie e seguire le fasi della ricostruzione, rallentata in parte dall’impegno italiano nella prima Guerra Mondiale che tante energie economiche assorbì, ma proseguita con una celerità che oggi stupisce grazie all’impegno di tanti amministratori e soprattutto del Sindaco Giuseppe Valentino che può essere ben a ragione considerato “il ricostruttore” (con termine latino potremmo definirlo “restitutor urbis” ) di Reggio al quale l’Anassilaos rende omaggio in tale circostanza con una speciale cartolina che sarà donata ai presenti e con una serie di documenti esposti in mostra. Nei giorni seguenti la Sala Gioffrè della Biblioteca ospiterà tre incontri di approfondimento: giovedì 16 giugno una conversazione del Prof. Antonino Romeo sui cento anni del Palazzo; giovedì 23 giugno una conversazione dell’ing. Marcantonino Malara sul Lungomare, oggi intitolato a Italo Falcomatà, che fu uno dei punti più importanti e qualificanti dell’amministrazione Valentino che dovette a lungo contrastare gli egoismi ottusi di buona parte della classe agiata reggina e giovedì 30 giugno con una testimonianza di Ilario De Marco, che è stato tra i protagonisti delle Feste in onore della Madonna della Consolazione quale autore apprezzato dei carri allegorici nonché testimone di usi e tradizioni della Reggio d’antan. Nel Centenario di Palazzo San Giorgio – che può essere bene a ragione considerato come una sorta di compleanno della Città – l’Associazione Anassilaos dedicherà anche una serie di incontri ai sindaci non più in vita, dal già citato Valentino, ultimo sindaco democraticamente eletto, agli amministratori di cui al Regio Decreto 3/9/1926 n. 1910 (i podestà), uno dei quali, Giuseppe Genoese Zerbi, nel 1927 realizzò “la grande Reggio” con l’accorpamento al capoluogo di quattordici comuni fino ad allora autonomi, ai sindaci della ritrovata libertà e fino a Italo Falcomatà che al pari di Valentino si pone nella schiera dei “ricostruttori” ai quali Reggio deve la sua rinascita.