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Reggio Calabria: il gup condanna Marco Geria a 10 anni di carcere

Il gup di Reggio Calabria Giovanna Sergi ha condannato Marco Geria a 10 anni di carcere per il tentato omicidio del boss Giorgio Benestare

di Filippo Francesco Idone

Il gup di Reggio Calabria Giovanna Sergi ha accolto la richiesta del sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Stefano Musolino e ha condannato Marco Geria a 10 anni di carcere per il tentato omicidio del boss Giorgio Benestare, detto “Franco”, che si è costituito parte civile. Si è concluso così il primo processo, con il rito abbreviato, sull’incidente in cui il 26 maggio 2021 rimase gravemente ferito l’esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano. Benestare venne investito nel quartiere Archi da un furgone Fiat Doblò bianco mentre percorreva a piedi via Croce Cimitero, riportando gravissime lesioni. Il mezzo, risultato rubato, fu poi ritrovato incendiato dalla polizia che pochi mesi dopo i fatti arrestò Marco Geria, ritenuto uomo di fiducia del boss Gino Molinetti, e il figlio di quest’ultimo, Emilio Molinetti che è ancora sotto processo con il rito ordinario. A entrambi la Procura ha contestato il tentato omicidio, il danneggiamento a mezzo incendio e la ricettazione. Prima del processo, Marco Geria ha ammesso di essere stato a bordo del furgone con cui è stato investito Benestare. (ANSA).

Per la Dda, guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri, con l’imputato già condannato ci sarebbe stato Emilio Molinetti. “L’autista dell’autoveicolo – è scritto nel capo di imputazione – aumentava la velocità una volta individuato il pedone e lo colpiva indirizzando la traiettoria del mezzo contro la vittima designata”. Scaraventato sul ballatoio di un’abitazione, Benestare ha riportato diverse ferite a causa delle quali ha subito un intervento chirurgico ed è stato a lungo ricoverato in ospedale. Il presunto boss si è costituito parte civile nel processo e il gup Sergi ha disposto, a carico di Geria, il risarcimento dei danni subiti e delle spese legali sostenute. Con la stessa sentenza di primo grado, il giudice ha dichiarato l’imputato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici. (ANSA).

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