“Quell’ uomo si è buttato deliberatamente sotto il camion”. Lo ha detto Raffaele Pisano, di 84 anni, il conducente del camion sotto il quale il 18 novembre del 1989, a Roseto Capo Spulico (Cosenza), lungo la statale 106 ionica, fu trovato il cadavere del calciatore del Cosenza Donato “Denis” Bergamini, che all’epoca aveva 26 anni, originario di Argenta (Ferrara). Pisano ha confermato la tesi, che ha sempre sostenuto, del suicidio di Bergamini nel corso dell’udienza odierna del processo davanti la Corte d’assise di Cosenza a carico di Isabella Internò, accusata di omicidio volontario per la morte del calciatore, col quale aveva una relazione sentimentale. Secondo la Procura della Repubblica di Castrovillari, infatti, quella del suicidio fu una messinscena ed in realtà il corpo di Bergamini fu adagiato davanti al camion quando era già senza vita.
A carico di Pisano era già stato avviato all’epoca un procedimento penale, che però era stato successivamente archiviato in considerazione delle risultanze emerse dall’inchiesta della Procura di Castrovillari, secondo le quali Bergamini si sarebbe suicidato. Tesi smentita dall’inchiesta aperta successivamente dalla stessa Procura della Repubblica di Castrovillari, all’epoca in cui era diretta da Eugenio Facciolla, secondo la quale quello di Bergamini sarebbe stato in realtà un omicidio volontario. La pubblica accusa, rappresentata in udienza dal Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Alessandro D’Alessio, e dal sostituto procuratore Luca Primicerio, ha mosso una serie di contestazioni a Pisano, mentre l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini, ha chiesto la trasmissione alla Procura degli atti relativi alle dichiarazioni del camionista perché venga avviato a suo carico un procedimento per calunnia e falsa testimonianza. La prossima udienza del processo è fissata per il 30 novembre. (ANSA).