La vita di Santo Versace non troverebbe slancio senza l’amore. Amore che cura cicatrici aperte, dà forza, va fiducioso incontro al futuro. Incalzata dalle domande affettuose del giornalista Giusva Branca, la presentazione a Palazzo Alvaro del suo libro “Fratelli. Una famiglia italiana” è stata la presentazione di una famiglia, in cui le figure femminili si sono distinte per indipendenza e entusiasmo. La madre, Franca Olandese, sarà la fautrice del magazzino reggino – diretto alla sua scomparsa da Maria Vittoria Ramirez – e Gianni, che sin da piccolo manifestava interesse per il disegno, riceverà qui la sua prima formazione, comprendendo le potenzialità di una sartoria che di lì a poco si sarebbe affacciata sulle più ambite passerelle. Per diventare una lussuosa casa di moda il talento non basta – ribadisce Versace – occorre applicazione, grinta e costruzione. Sono stati questi gli imperativi che lo hanno guidato nella gestione di un’azienda che negli anni ’80 consegna a Milano il primato della moda superando Parigi; proprio a Milano matura in Gianni la passione per il teatro, dedicandosi ai costumi destinati alle coreografie della Scala. E sotto la lente dell’amore tutto si illumina, anche il buio: il dolore per la morte violenta di Gianni, preceduta da quella altrettanto prematura della primogenita Tinuccia, ha trovato riscatto proprio grazie alla presenza della moglie, Francesca De Stefano, insieme alla quale nuovi progetti hanno preso forma: tiratosi fuori dal mondo della moda, ora Versace insieme a lei dirige una fondazione e una casa di produzione cinematografica, dando continuità a un passione trasversale per l’arte che grazie al supporto di una famiglia affiatata ha potuto trovare una sontuosa espressione.
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