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Dentro “Come mi vuoi” di Wepro la preziosa imperfezione del live

Tra rock ed elettronica, il nuovo singolo di Marco Catelluzzo, in arte Wepro, dall'11 gennaio sarà disponibile per tutte le radio

di Helena Pedone
Dopo aver dato vita al progetto Wepro negli Stati Uniti nel 2015, pubblicato tre ep tra il 2015 e il 2019 (The White EP, The Black EP e “The Story Of A Modern Drama”), e dopo aver calcato palchi come Sanremo Giovani nel 2018, Marco Catelluzzo, in arte Wepro, anticipa l’uscita del suo disco con il singolo “COME MI VUOI”, un brano rock con marcate influenze elettroniche che canta la voglia di essere se stessi e il non volersi piegare alle convenzioni sociali, al giudizio della gente. Questa voglia di evasione viene rimarcata anche dal testo e dalle frasi incompiute, lasciate cadere in toni canzonatori che rimarcano l’esasperazione rivolta al continuo autoelogiarsi delle persone.
“Come mi vuoi” è caratterizzato da un sound “futuristico” che affonda le sue radici nella necessità di dare al rock una sfaccettatura fresca, con l’obbiettivo di trovare un equilibrio sonoro tra digitale e analogico, tra nuovo e vecchio. Per questo la purezza delle imperfezioni degli strumenti suonati è stata mantenuta come caratteristica portante del singolo, lasciando trasparire la voglia di evasione presente nel brano da ascoltare a tutto volume in auto o da gridare durante un concerto.
Parlando del brano, Wepro afferma: “Lo scopo di “Come mi vuoi” era quello di creare un rock attuale, contaminato dalle macchine ma senza perdere l’attitudine live. In fase di registrazione si è deciso di lasciare da un lato la purezza della live band, registrata in presa diretta con tutte le sue imperfezioni e sbavature e dall’altro, di estremizzare l’uso del digitale, ovvero synth, distorsioni, modulazioni di suono. In particolare, un grosso lavoro è stato fatto sulle chitarre, sulle quali le saturazioni sono state usate in maniera inusuale e quasi “esagerata”, portando al risultato sperato: chitarre che a tratti sembrano synth ma rimangono chitarre, con tutta la dose di umanità necessaria. Un risultato del tutto equilibrato dove le macchine e l’imperfezione sono in perfetta sintonia”

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