Quando il ricordo del partigiano Pasquale Brancatisano e di Teresa Gullace, uccisa dai tedeschi, è rivissuto nel colore del murales che domina il Largo Botteghelle, tanti cittadini si sono destati in nome delle questioni cocenti irrisolte in città, a dir loro trascurate a vantaggio della bellezza.
Accadeva nel 2021 e a distanza di due anni, gli animi continuano a essere irritati dalla fresca ingegnosità che valorizza spiazzi, vicoli e scalinate. La valorizzazione non è un affare escludente e alla sua promozione sono dedicati importanti finanziamenti proprio per il riconosciuto valore che in un territorio dal passato denso ancora l’arte infonde.
L’apertura di una città come Reggio, dai tesori evidenti e latenti, all’espressione più viva e moderna, potrebbe confortare lo sguardo di chi la incrocia: essa è frutto di uno studio attento degli spazi urbani, della riscoperta dei miti fondativi, connessa alle consuetudini del sito prescelto per la realizzazione. Così l’ipnotica Fata Morgana che costeggia l’area del Tempietto e i Bronzi di Riace inghiottiti a San Ferdinando da un vortice solare, rivisitano aree spoglie, di transito e per questo inosservate ma adesso che son più belle la curiosità verso loro si accende, a conferma che l’effrazione dell’ordinario debba continuare a essere lo scopo dei linguaggi artistici.