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ASNALI: ristrutturazione della rete dei carburanti

L'associazione autonoma dei liberi imprenditori precisa l'indispensabilità di perfezionare i criteri per le aperture dei distributori

di Helena Pedone

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Si è tenuto in data odierna, nella sede del MIMIT, un nuovo incontro del tavolo tecnico voluto dal Governo con le Associazioni di categoria, concernente la ristrutturazione della rete distributiva dei carburanti connessa all’imminente transizione verso fonti di energia rinnovabile.

Ferruccio Schiavello, Coordinatore Nazionale AsNALI Settore Energia, ha portato all’attenzione degli astanti come la riorganizzazione della rete debba necessariamente partire da una radicale razionalizzazione, a livello locale, dei permessi per le nuove aperture. Senza un’appropriata programmazione che tenga conto dello scenario attuale di transizione che coinvolge tutta la filiera, l’unico risultato possibile è quello di mettere in mano alla malavita organizzata una fetta importante della distribuzione, cui ne consegue un’imponente elusione dell’Iva e del versamento delle accise, ma anche e soprattutto l’avvelenamento del settore per via dei prezzi non concorrenziali praticati dagli impianti non a norma.

“A chi giova una situazione del genere?” – ha sottolineato Schiavello – “si tratta di vere e proprie lavatrici, non utili di certo alla categoria e nemmeno all’utenza, atte solo a pulire denaro sporco”.

Anche l’apparato normativo, risalente a venticinque anni fa, non risponde più alle attuali condizioni del mercato. La Legge 32/1998, infatti, ha alla base criteri di autorizzazione che non solo non tengono in considerazione le esigenze dei gestori, ma non sono neanche compatibili con la necessità di riconversione della rete.

Altro aspetto da considerare nel complessivo proposito di ristrutturazione è la contrattualistica che vede il gestore, in qualità di “imprenditore anomalo”, legato ad una serie di obblighi che vanno dall’imposizione del prezzo di vendite ai quantitativi minimi ordinabili, tipici di un rapporto di tipo subordinato, ma al contempo tenuto a sostenere tutti gli oneri di gestione della libera attività.

“Si tratta di accordi presi da pochi in nome di molti che non rispettano né la rappresentatività del settore ne la peculiarità dell’attività”, sostiene Schiavello, che continua affermando che – “il gestore è stremato e schiacciato dalle compagnie che non concedono il giusto spazio all’iniziativa imprenditoriale, impedendo in tal modo anche la libera concorrenza, essenziale per l’autoregolazione del mercato”.

In ottica della trasformazione della rete, non può essere esclusa dalle riflessioni anche la modalità di pagamento digitale che ad oggi costituisce la prevalenza delle transazioni alla pompa.

La nostra proposta è che lo stato debba tornare a farsi carico di tali costi tramite la concessione di un credito d’imposta pari alla totalità delle commissioni pagate.

“È impensabile – ha chiosato Schiavello – che un gestore possa resistere schiacciato da un margine che in percentuale rappresenta l’ 1,60% con commissione bancarie che hanno un costo che varia da un minimo dello 0,40% a un massimo dell’ 1,10%. Si deve intervenire o imponendo una soglia sotto la quale non siano dovute commissioni o tramite il rafforzamento delle agevolazioni fiscali, elementi essenziali per la sopravvivenza della categoria”.

Faremo pervenire quanto prima al governo un documento con i nostri rilievi e proposte utili ad affrontare questa fase di rinnovamento, cercando di non lasciare indietro nessuno.

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