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Gioia Tauro: adesione allo sciopero dei portuali

L'ottanta per cento dei lavoratori manifesta contro il licenziamento di Mimmo Macrì, segretario nazionale ORSA

di Helena Pedone

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Oltre l80% ladesione allo sciopero dei portuali di Gioia Tauro che ieri hanno incrociato le braccia per
protestare contro il licenziamento politico del segretario nazionale ORSA Porti Mimmo Macrì.
La vicenda ha assunto livelli nazionali, in piazza a sostenere Mimmo erano presenti rappresentanti dei sindacati di base e degli esponenti della politica provenienti da tutta Italia.
Disarmante il cinico silenzio dei vertici della MCT che, snobbando linvito delle forze dellordine presenti in piazza, hanno rifiutato ogni interlocuzione con il sindacato e hanno respinto al mittente anche lopzione di ricevere il Sindaco di Gioia Tauro che si era offerto come mediatore istituzionale per addivenire a una risoluzione bonaria della delicata vertenza.
Lo sprezzo delle istituzioni conferma larroganza di unazienda che troppo spesso dimentica di essere ospite del territorio, assume atteggiamenti padronali, sfrutta le risorse locali e tiene sotto pressione la nostra forza lavoro con lo spettro del licenziamento.
Quello di Mimmo Macrì non è il primo licenziamento dimostrativo e non sarà lultimo, ormai è chiara la tattica del bastone con cui la MCT pretende di trarre il massimo profitto a scapito del territorio e dei lavoratori locali; negando le libertà sindacali, mantenendo bassi i salari, i livelli di sicurezza, i diritti e le tutele dei dipendenti; con il silenzio assenso dei sindacati collaborativi che disertando la protesta hanno platealmente dimostrato un triste asservimento che si pone in contrapposizione con la dignità operaia ieri in piazza al fianco di Mimmo e dellORSA.
Il rifiuto al confronto che la MCT ha ribadito durante la mobilitazione dei lavoratori, snobbando anche le richieste delle istituzioni locali, produrrà, giocoforza, altre azioni di lotta nellattesa che il Tribunale del lavoro renda giustizia ordinando il reintegro di Macrì nel suo posto di lavoro.

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