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Coldiretti, aumenta del 170% l’esportazione di Olio d’oliva nel mondo

Il 50% biologico, forte impiego di manodopera, nell’intera filiera che coinvolge in Calabria circa 600 frantoi e che hatre D.O.P. e una I.G.P

di Giovanna Triolo

Un’eccellenza tutta Italiana, la produzione di Olio d’oliva, che nel mondo ha triplicato la sua esportazione arrivando al 170%. Famoso per le sue qualità benefiche, i grassi buoni e gli ottimi valori nutrizionali che hanno fatto, di questo prodotto, un vero e proprio must have delle tavole internazionali.

I dati emergono dalle analisi di Coldiretti sulle raccolte Istat, comunicati al Villaggio Coldiretti di Cosenza, in occasione del rientro in orbita dell’olio mandato, insieme alla Cristoforetti nello spazio.

“Le esportazioni di olio d’oliva hanno raggiunto nel 2022 la quantità di quasi 360 milioni di chili – sottolinea Coldiretti – grazie anche al traino della popolarità della Dieta Mediterranea che si è classificata nel 2022 come la miglior dieta al mondo sulla base del best diets ranking elaborato dal media statunitense U.S. News & World’s Report’s, noto a livello globale per la redazione di classifiche e consigli per i consumatori”.

​ Complessivamente la campagna 2022-2023 vede  una produzione di 208 milioni di chili di olio d’oliva contro i 329 milioni di chili dell’annata precedente. A pesare sono stati soprattutto gli effetti dei cambiamenti climatici, con la mancanza di pioggia e il freddo primaverile che hanno danneggiato la fioritura e l’allegagione (la trasformazione del fiore in frutto) con fenomeni di cascola.

Una situazione proseguita anche nei mesi successivi dove la carenza idrica e le alte temperature estive hanno stressato le piante mentre in molti territori non si riusciva neppure a ricorrere alle irrigazioni di soccorso a causa della mancanza di invasi e dell’esaurimento dei pozzi. Il primo mercato di riferimento dell’olio d’oliva Made in Italy sono gli Stati Uniti dove nel 2022 sono stati esportati quasi 110 milioni di chili di prodotto, il doppio rispetto a trent’anni fa.

Al secondo posto c’è la Germania per un totale di circa 45 milioni di chili, addirittura quintuplicati (+403%) nel confronto con il 1992 mentre al terzo ci sono i cugini francesi che lo scorso anno ne hanno messo in tavola 34 milioni di chili (+208%). Seguono Giappone e Canada, rispettivamente con quasi 20 milioni di chili (+895%)  e 19 milioni di chili (+178%) che precedono la Gran Bretagna con 16 milioni di chili (+226%). Nel corso degli anni è dunque evidente come l’extravergine tricolore sia arrivato ad imporsi anche in Paesi tradizionali consumatori di burro.

Un successo alimentato da un patrimonio di biodiversità unico al mondo con 533 varietà di olive coltivate dalle Alpi alla Sicilia per un totale di 250 milioni di piante dalle quali nasce il maggior numero di oli extravergine a denominazione in Europa con 42 Dop e 7 Igp oltre a decine di produzioni a km zero legate ai territori con una ricchezza di profumi e sapori che non ha eguali al mondo.

L’uliveto Calabria si sviluppa su oltre il 24% della superficie agricola utilizzata, con oltre 84mila aziende ad indirizzo olivicolo, una superficie investita in olivo di oltre 189mila ettari, circa 25milioni di piante e oltre 100 varietà di olive, un tesoro di biodiversità, con quasi il 50% biologico e un forte impiego di manodopera, nell’intera filiera che coinvolge in Calabria circa 600 frantoi e che hatre D.O.P. e una I.G.P.

 

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