Il partito “Italia del Meridione” plaude il senatore Occhiuto (FI) in merito al suo intervento di ieri a Palazzo Madama conclusosi con la rinuncia alla firma dell’emendamento sulla protezione speciale, nonostante abbia ribadito il proprio apprezzamento per l’impostazione assegnata dalla Premier Meloni sulle politiche migratorie. Nell’identità italiana, distintivo è lo spirito di accoglienza di cui il popolo e in particolare quello meridionale, si contraddistingue in tutta Europa da sempre.
Vero quanto afferma il senatore di Forza Italia Mario Occhiuto: nelle nostre città, nelle nostre comunità, ci deve essere sempre un posto per chi arriva da noi fuggendo da guerre e miseria, non deve essere un posto qualsiasi ma un posto d’onore in modo che chi arriva si riconosca e si senta come se fosse a casa propria.
“I confini non sono muri” – continua Pugliese – “i confini non esistono più come ripetutamente sosteneva uno dei sociologi più famosi del mondo, Zygmunt Bauman; per cui l’umanità deve imparare a collaborare attraverso il dialogo, le diversità arricchiscono e rendono creativi gli esseri umani. Nel prossimo secolo c’è la necessità di unire in un nuovo matrimonio potere e politica e di sviluppare l’arte di coabitare tra culture diverse”.
“Questi sono i temi dell’integrazione e dell’inclusione su cui bisogna investire sempre più per la crescita sociale ed economica del nostro paese, in tema di accoglienza” – continua Pugliese di Italia del Meridione – “ci battiamo da anni evidenziando l’esperienza degli arbereshe, la comunità italiana di Albania che da oltre 500 anni conserva usi e e costumi, lingua e tradizioni. Presente con oltre cinquanta comuni e borghi in tutte le regioni dell’Italia del Meridione, quella degli arbereshe oltre ad essere una storia affascinante, è la massima rappresentazione di integrazione culturale e sociale d’Europa”.
L’accoglienza non è in antitesi con identità, è necessario però destinare importanti investimenti sui temi dell’integrazione e dell’inclusione. Il 5% della popolazione italiana, 2,5 milioni di parlanti ha come lingua materna una lingua diversa dall’italiano. Se a tutto ciò aggiungiamo le nuove minoranze e i nuovi flussi migratori, sarebbe ora di rivedere e riformare la legge 482/99 che tutela le minoranze etnico linguistiche. Anzicchè ridurla quasi a farla scomparire, occorre invertire la rotta puntando su strategie di politiche sociali ed economiche, che ascoltino i diritti e che valorizzino le identità, pensando ora più che mai ad una grande Europa Mediterranea.