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Vibo, blitz contro ‘ndrangheta: 61 arresti

Tra i 167 indagati nell'operazione "Maestrale-Carthago" risultano esponenti delle istituzioni e dirigenti medici dell'Asp

di Helena Pedone

VIBO VALENTIA, 10 MAG – (ANSA). I Carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, hanno eseguito, nella provincia di Vibo e in altre zone del territorio nazionale, 61 fermi in una vasta operazione contro la ‘ndrangheta, con l’impiego di oltre 500 militari. Nell’inchiesta sono indagate complessivamente 167 persone tra le quali – in stato di libertà – l’ex presidente della provincia di Vibo e ex sindaco di Briatico Andrea Niglia per una presunta truffa aggravata dal metodo mafioso.  In particolare Niglia e Filippo Mazzeo, responsabile del servizio amministrativo del Comune di Cessaniti fino al primo gennaio 2019 e poi nominato collaboratore a titolo gratuito dell’ente, sono indagati in stato di libertà per una truffa ideata al fine di ottenere illecitamente erogazioni pubbliche lucrando sul sistema di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, nei comuni di Joppolo, Mileto e Filadelfia. Secondo l’accusa, Mazzeo avrebbe consegnato a Niglia copia dei quiz della prova preselettiva del concorso pubblico per l’assegnazione di un posto di istruttore direttivo presso i servizi demografici. In seguito a ciò, Niglia è stato assunto dal comune di Zungri, che si è affidato alla valutazione, nel proprio ufficio anagrafe. Ruguardo alla truffa, secondo l’accusa, esponenti della criminalità organizzata, colletti bianchi e pezzi della società civile avrebbero ideato un sistema collaudato, con la costituzione di società cooperative di comodo per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, lucrando così sul sistema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. In tal modo avrebbero indotto in errore il Comune di Vibo Valentia quale ente “capofila” per tutta la provincia, che ha autorizzato la liquidazione delle spese, procurando un danno per l’erario stimato in oltre 400mila euro, con denaro proveniente dal fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, costituito anche da fondi europei, gestito dal ministero dell’Interno e previsto nella legge finanziaria dello Stato.

Inoltre, elementi delle cosche di ‘ndrangheta del Vibonese hanno condizionato e indirizzato le scelte di alcuni dirigenti medici dell’Asp di Vibo Valentia, anche attraverso accordi corruttivi, facendo valere il peso “contrattuale” ed elettorale della cosca di appartenenza. E’ quanto emerge, secondo l’accusa, dall’indagine “Maestrale – Carthago“. In particolare sarebbe emerso l’interesse della Locale di Mileto e della famiglia Fiaré di San Gregorio d’Ippona nella gestione del servizio di vettovagliamento per gli ospedali di Vibo Valentia, Serra San Bruno e Tropea. In questa vicenda è indagato in stato di libertà Cesare Pasqua, ex direttore del dipartimento di prevenzione di Vibo, ex consigliere comunale e candidato sindaco del capoluogo di provincia, accusato, pur “non essendo stabilmente inserito nel sodalizio criminale”, di aver fornito un contributo concreto, specifico, e consapevole alla cosca, “quale medico ufficiale di riferimento dell’organizzazione criminale nell’Asp di Vibo”. In particolare, è l’accusa, si sarebbe “messo a disposizione delle Locali di ‘ndrangheta di Limbadi e San Gregorio d’Ippona“, consentendo alla criminalità organizzata “di infiltrarsi negli affari di proprio interesse, intervenendo in favore del sodalizio in occasione di problematiche burocratiche sorte nell’ambito di procedure amministrative di competenza dell’Asp, ovvero di controlli e/o sequestri amministrativi posti in essere nei confronti di imprese di interesse delle cosche”. In tal modo, secondo la Dda, Pasqua avrebbe favorito il sodalizio “anche con riferimento allo specifico settore della gestione del ristoro ospedaliero per i nosocomi di Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno”. In cambio Pasqua avrebbe ottenuto “protezione mafiosa per la risoluzione di problemi e, in occasione di competizioni elettorali che vedevano candidato il figlio Vincenzo, l’appoggio elettorale, in favore di questi, delle cosche di `ndrangheta da lui agevolate”. Ad un altro dirigente medico dell’Azienda ospedaliera, il medico legale Alfonso Luciano – indagato in stato di libertà – in qualità di dirigente sanitario della Casa circondariale di Vibo nonché direttore dell’Ufficio protezione e prevenzione aziendale dell’Asp, e in passato direttore sanitario della stessa Azienda, viene contestato il presunto rilascio di perizie compiacenti in favore di affiliati detenuti. Inoltre avrebbe rivelato notizie riservate su indagini in corso ed imminenti arresti, acquisite grazie alle sue entrature nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine, ottenendo in cambio beni, somme di denaro, protezione da richieste estorsive, nonché appoggio elettorale “come nel caso delle elezioni del 2004, allorché cercava il sostegno della cosca Bonavota”. A un terzo sanitario del Dipartimento di Veterinaria, è stata contestata l’ipotesi di violenza privata aggravata dal metodo mafioso, per essersi rivolto ad un capo locale con la finalità di far desistere un collega dal presentare una denuncia nei suoi confronti.

Durante l’inchiesta “Maestrale – Carthago”, un importante summit di ‘ndrangheta tenuto all’interno di una struttura turistica della ‘Costa degli Dei‘, in occasione di un ricevimento nuziale, è stato documentato dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia.  Dalle indagini è emerso che nel corso del summit, dal “Crimine” della “Provincia” sono state impartite disposizioni operative e “comportamentali” ai presenti, cioè venivano date indicazioni su come le diverse famiglie malavitose del vibonese dovevano comportarsi per la spartizione dei proventi illeciti e per dirimere eventuali controversie. Gli investigatori hanno anche ricostruito le dinamiche di presunte estorsioni a carico di una società aggiudicataria dell’appalto per la raccolta dei rifiuti nei comuni di Mileto e Briatico, i cui proventi, circa il 10% dell’importo a base d’asta, sarebbero stati ripartiti tra esponenti della criminalità organizzata riconducibili alle Locali di Mileto e di Zungri, a cui le vittime versavano circa 48.000 euro ogni anno per ciascuna consorteria. È stato poi accertato un pervicace sistema di estorsioni ai danni di coltivatori della Cipolla Rossa Igp di Tropea e di attività commerciali attive nel settore turistico-alberghiero della Costa degli Dei. Attraverso la creazione di più società per la navigazione da diporto, con intestatari fittizi riconducibili ad un unico centro di interessi, le cosche avrebbero di fatto creato un regime monopolistico a tariffe imposte. È stata anche riscontrata poi, nell’area di Cessaniti, Filandari e Briatico una presunta attività di illecita intermediazione nella compravendita di fondi agricoli fra privati, mediante l’invasione di terreni, la minaccia e il pascolo abusivo. Nel corso delle indagini sono state sequestrate numerose armi, tra cui fucili, pistole – molte delle quali con matricola abrasa – e un fucile mitragliatore AK-47 Kalashnikov, nonché un ingente quantitativo di munizioni di vario calibro. (ANSA).

 

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