Se il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, anziché preoccuparsi di chiudere i porti e difendere i confini dai poveri disperati si fosse occupato di chiudere le crepe contenute nel codice degli appalti, che permettono a politici deviati ed a criminali di bivaccare con i soldi pubblici e di Governare i cittadini per il proprio tornaconto, avremmo costruito un deterrente per le ruberie e garantito un lavoro dignitoso a chi opera nei servizi in appalto. Invece il codice degli appalti è stato modificato in peggio, in nome della salvaguardia “del fare” senza ostacoli, allargando così quella crepa che continuerà ad ingrassare malaffare e malapolitica.
L’operazione condotta dalla Procura di Catanzaro e dalle forze dell’ordine stamattina ci offre un respiro e aria pulita della quale si avverte il bisogno ma, naturalmente, arriva a distanza di un decennio da quando i fatti malavitosi si sono consumati e l’azione giudiziaria non riparerà i soprusi, la prepotenza, la violazione stessa della democrazia che abbiamo subito come calabresi. Non restituirà alle lavoratrici ed ai lavoratori degli appalti coinvolti le ore di lavoro tagliate, i licenziamenti, i ricatti… perché non c’è lavoro e bisogna accontentarsi; non ridarà indietro a chi si è visto negare un servizio pubblico o un’opportunità ciò che gli era dovuto.
Ecco perché il codice degli appalti non va indebolito, come questo Governo ed il Ministro Salvini stanno facendo, perché indebolirlo significa allargare ulteriormente quella crepa e mantenere vivo un sistema che, aldilà delle retoriche, se non fa bene alla politica ed alla democrazia ha fatto bene ai politici che continuano ad alimentare il consenso attraverso favori e clientele che uccidono le speranze di riscatto della nostra Calabria. Fino a quando la Magistratura non sarà in grado di dimostrare soprattutto alla politica ed ai politici che alla fine la Giustizia farà prevalere sulla sua bilancia il lato dell’onesta – in altre parole a dimostrare che vale la pena e sia più utile vivere ed operare onestamente – la Calabria e l’Italia sono condannate ad una democrazia deviata ed alla precarietà e povertà nel lavoro.
A chi, oggi con responsabilità politiche importanti, si spenna le mani per applaudire l’operato della Procura e delle forze dell’ordine diciamo che sarebbe più opportuno adoperarsi coerentemente con i propri partiti e con i propri rappresentanti istituzionali a tutelare le leggi come il codice degli appalti, o gli strumenti come le intercettazioni che aiutano a chiudere la crepa dell’illegalità e salvaguardano il lavoro onesto e regolare.