Ieri mattina, al termine delle procedure di estradizione avviate dalla Francia, sono giunti all’aeroporto di Roma Fiumicino 2 dei cittadini afghani, arrestati lo scorso 6 giugno in Francia, nell’ambito dell’operazione denominata “Parepidemos”, ritenuti a vario titolo responsabili di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina e di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria. La cattura dei suddetti è giunta a conclusione delle indagini avviate nel 2020, condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina, diretta dal dott. Giovanni Bombardieri, che avvalendosi dei canali di cooperazione internazionale, per mezzo di Europol ed Eurojust, hanno consentito di definire una filiera criminale di immigrazione clandestina localizzata in Turchia, Italia, Francia e Germania. In particolare, uno dei soggetti nei cui confronti è avvenuta la consegna si identifica nel principale indagato con un ruolo centrale nella complessa attività d’indagine.
“È il 2020 quando, a seguito dell’innalzamento del numero di sbarchi di migranti registrato sul litorale reggino, in particolare sulla costa ionica, i Carabinieri avviano una manovra informativa, finalizzata a verificare gli elementi di convergenza di tale fenomenologia, attesa la probabile sussistenza di una rete di trafficanti di esseri umani. L’attenzione dell’Arma, attraverso le Stazioni territoriali, si concentra sui movimenti dei migranti successivi allo sbarco, allorquando – in ragione dell’allora vigente emergenza epidemiologica – venivano posti in isolamento fiduciario presso i centri di contenimento sanitario temporaneo. Ed è proprio dall’osservazione sul campo che i militari notano il 40enne afgano, residente in Francia, del quale viene registrata la presenza a bordo di un furgone con targa transalpina a Bova Marina Le indagini, avviate sotto il coordinamento della DDA reggina, hanno consentito di registrare i movimenti dell’afgano che, dopo avere fatto salire a bordo 10 connazionali, percorre l’intero territorio nazionale, facendo tappa in Abruzzo, in Lombardia e in Liguria, uscendo successivamente dal territorio nazionale dal valico del Frejus. A seguire, lo straniero varca più volte nuovamente il confine, non dopo essere stato controllato dai Carabinieri di Susa prima di fare ingresso nel traforo del Frejus, circostanza questa che ha cristallizzato in maniera univoca l’intenzione del conducente di lasciare l’Italia per far accesso in Francia. Nel corso del controllo, i militari operanti avevano modo di constatare come l’indagato fosse l’unico occupante del mezzo anche se, da una successiva ispezione, veniva accertata la presenza sui sedili posteriori di alcuni bagagli, dentro i quali venivano rinvenuti pannolini per bambini ed altri vestiti chiaramente non appartenenti all’indagato. Inoltre, è stata censita la presenza di un vano, creato ad hoc nella parte posteriore del mezzo per nascondere le persone. Proprio le circostanze con cui i migranti hanno raggiunto la destinazione agognata ha portato la Procura reggina a contestare le aggravanti, confermate nel provvedimento del GIP, di avere esposto le persone trasportate a pericolo per la loro vita (avendoli abbandonati in una zona di montagna, al freddo ed alle intemperie, su sentieri scoscesi ed impervi) e quella di aver commesso il fatto sottoponendo i trasportati a trattamento inumano e degradante (nascondendoli nel furgone).”
Per quanto riguarda il secondo uomo, nei cui confronti è avvenuta ieri la consegna all’Italia, dalle indagini è emerso che lo stesso rivestisse il ruolo di “intermediario tra il passeur e i parenti dei trasportati.” La sinergia investigativa tra i reparti dell’Arma dei Carabinieri e la Polizia estera, in costante raccordo operativo con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia ha ulteriormente confermato come la fattiva e intensa collaborazione investigativa tra forze di polizia sia stata fondamentale nell’individuazione dell’attività criminale di immigrazione clandestina sul territorio continentale. Trattandosi di provvedimento cautelare, restano salve le successive determinazioni in fase processuale