“Il sindaco di Petilia Policastro dice di aver riflettuto molto su quello che è accaduto nei giorni scorsi: manifesti funebri con cui l’amministrazione comunale da lui presieduta «partecipa al dolore» della «famiglia» di Rosario Curcio, il 46enne che nei giorni scorsi si è tolto la vita impiccandosi in carcere. Curcio era detenuto poiché è uno dei quattro condannati in via definitiva all’ergastolo per l’uccisione di Lea Garofalo, testimone di giustizia assassinata, sepolta in un tombino. Ma se la lunga riflessione l’ha portato giusto a valutare il fatto inopportuno, piuttosto che a prenderne nettamente le distanze, viene da affermare che forse non ha riflettuto abbastanza”. E’ quanto afferma Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia.
“Saporito cerca di giustificare l’ingiustificabile: richiama una prassi adottata dalla Giunta che, sin dal suo insediamento, il 5 ottobre 2021, ha dato mandato alle agenzie funebri per le pubbliche condoglianze a tutte le persone defunte del luogo – afferma ancora Scalese – condisce di superficialità e sciatteria le risposte relative ad un’affissione improponibile, perché se è vero che “siamo tutti uguali davanti alla morte”, davanti alla memoria del sacrificio di chi è morto per valori su cui la nostra società deve poggiarsi nel nome della democrazia, quali si legalità e della giustizia, un killer che ha partecipato a un delitto così efferato, resta un killer. Curcio, peraltro nipote omonimo di colui che, stando alle sentenze, è il reggente della cosca di ‘ndrangheta di Petilia Policastro, si occupò di far sparire il corpo di Lea e di distruggerne i resti. La pietas nei confronti di un uomo che muore si ferma ad una degna sepoltura e al rispetto del dolore dei familiari nella sfera privata. A questo punto servirebbe un manifesto gigante per ricordare il sacrificio di Lea Garofalo. E dato che questo fatto inquietante avviene a pochi giorni da un altro anniversario importante, vale a dire quello dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, la Giunta Saporito tappezzi Petilia Policastro di manifesti che rendano omaggio al coraggio e all’esempio di questi uomini. E infine – conclude Scalese – regali alla comunità un manifesto con cui annuncia le proprie dimissioni, chiedendo scusa”.