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L’Associazione Culturale Anassilaos in difesa della storia di Garibaldi

L'Associazione Culturale Anassilaos respinge le tesi di cancellare la storia di Giuseppe Garibaldi modificando il Risorgimento

di Filippo Francesco Idone

In merito a talune ricorrenti iniziative e/o proposte che circolano sui social, avanzate dai più diversi soggetti, volte a rinominare la via cittadina più importante cancellando il nome di Giuseppe Garibaldi e proponendo questo o quel nome, Fabio Arichetta responsabile del Centro Studi Storici Rosario Romeo dell’Associazione Culturale Anassilaos, fa presente che proposte di questo genere sono del tutto improponibili.  Da diverso tempo la figura di Giuseppe Garibaldi è al centro di una pseudo politica revisionista che, puntando a screditare la figura di Garibaldi non solo dal punto di vista politico e militare, ma arrivando a denigrarlo anche sotto il profilo umano, cerca di colpire il Risorgimento e, quindi, minare l’Unità della Nazione così faticosamente raggiunta grazie allo stesso Eroe dei Due Mondi e alla Spedizione dei Mille. Purtroppo, ancora una volta, a Reggio Calabria, come in altri centri del Mezzogiorno, assistiamo all’ennesimo tentativo di modificare l’intitolazione della più importante arteria cittadina. Il Centro studi Rosario Romeo dell’Anassilaos, tenuto a battesimo dal professore Carmine Pinto – uno dei massimi accademici italiani che sta realizzando importanti studi sul Risorgimento e il Brigantaggio – è legato proprio al nome di uno dei più grandi studiosi del Risorgimento italiano che in questi anni hanno dedicato parte della propria attività culturale ad approfondire la storia del Risorgimento, con le sue luci e le poche ombre, che non ha mai mancato, proprio in relazione a Garibaldi,  di evidenziarne la complessità e la contraddittorietà  della figura dell’Eroe: insofferente delle liturgie parlamentari, decisionista, con atteggiamenti duceschi, ed insieme rivoluzionario, popolare, anticlericale  al punto che fu oggetto di ammirazione  da parte  dei Socialisti e Comunisti, che nel 1948 ne utilizzarono l’effigie per la lista del Fronte Popolare Democratico e, prima ancora, nel Ventennio, dai  Fascisti.

Siamo qui però nel campo della ricerca storica a tutto campo, sine ira et studio per dirla con Tacito, che non scade mai nella facile ideologia meridionalista e nella propaganda pseudo politica. Quanto poi alla proposta, da più parti avanzata,  di intitolare la più importante arteria cittadina alla figura dello stilista Gianni Versace – conclude Arichetta – riteniamo “Non licet parva componere magnis” e cioè che non sia lecito paragonare uno dei protagonisti del Risorgimento, alla cui opera dobbiamo il compimento dell’Unità d’Italia con la liberazione del Mezzogiorno da un regime dispotico e corrotto, crollato come un castello di carte quasi senza opporre alcuna resistenza, un valore, quello dell’Unità, indubbio nonché l’obiettivo che è stato per lunghi secoli l’aspirazione e il sogno degli Italiani più grandi e avveduti, costato anche morti e sacrifici, ad un artista pur geniale e meritevole d’ogni attenzione, per il  quale, tra l’altro, era stata proposta l’intitolazione della via che dall’Aeroporto Tito Minniti conduce al centro città.

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