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Scena Nuda: nuovi progetti nell’ambito di Reggio Fest

Il laboratorio teatrale condotto dal direttore artistico del Nuovo Teatro Sanità dà il via ai progetti di Scena Nuda nell’ambito di Reggio Fest

di Filippo Francesco Idone

Un importante progetto, condotto da uno dei più autorevoli protagonisti del teatro contemporaneo, per l’apertura delle iniziative promosse da “Scena Nuda” nell’ambito di “Reggio Fest”: sarà il laboratorio teatrale “Baia Serrata” a dare il via, il prossimo 27 luglio, agli appuntamenti che la Compagnia teatrale reggina, diretta da Teresa Timpano, porterà avanti anche quest’anno, rientrando tra i soggetti vincitori del bando del Comune di Reggio Calabria dedicato alle periferie. Il Ministero della Cultura ha riproposto, infatti, l’iniziativa nazionale che nel 2022 aveva coinvolto le Città metropolitane e anche Reggio è stata nuovamente inserita nel progetto, reiterando l’esperienza di “Reggio Fest”.

“Scena Nuda” sarà, quindi, una delle compagnie che, fino a dicembre, animeranno le periferie cittadine con progetti che uniscono il teatro e la crescita sociale e culturale: si inizia, come si diceva, con un laboratorio teatrale che sarà condotto da Mario Gelardi, direttore artistico di una delle più importanti realtà culturali del nostro Paese, ovvero il Nuovo Teatro Sanità di Napoli, che già lo scorso anno aveva collaborato con “Scena Nuda”, proponendo a Reggio Calabria uno degli spettacoli maggiormente apprezzati della sezione estiva del Festival “Miti Contemporanei”. Dal 27 luglio al 2 agosto, presso il Circolo del Tennis “Rocco Polimeni”, Gelardi – autore (ha, tra l’altro, scritto per il teatro, con Roberto Saviano, “Gomorra” e “La paranza dei bambini”) e regista pluripremiato (recente l’assegnazione del premio Hystrio-Altre Muse all’esperienza del Nuovo Teatro Sanità) – guiderà i giovani attori  partecipanti in un percorso che prenderà le mosse dalla drammaturgia della giovane autrice Elvira Buonocore, per poi lavorare sulla drammaturgia di scena, reinventandola ma rispettandola.

La scena è quella di un piccolo paesino in un’imprecisata zona del sud Italia, d’estate. Protagonisti un gruppo di ragazzi, giovani senza famiglia, riuniti in un rudere sul mare. Li chiamano “purpacci”, “appellativo che gli deriva da quello stile di vita marginalizzato, trascorso ai bordi del paese, che li vede trascorrere le giornate in spiaggia, coi piedi a mollo nell’acqua e tenendo sempre i pantaloni arrotolati, a mostrare, appunto, i polpacci. Purpacci esprime però anche un senso profondamente negativo. Il purpo è il polipo, l’animale d’acqua, brutto per antonomasia: è il modo che il paese usa per isolare questi esseri diversi, per dirne male. Per tagliarli fuori”. Finchè un evento risveglia i ragazzi dal loro silenzio: un divieto di balneazione di cui nessuno conosce motivo e durata. “Cosa ne sarà dei ragazzi, ora che anche l’ultimo spazio possibile gli è stato sottratto? Ora che il margine si è ulteriormente ristretto? Che spazio avranno, da oggi, i diversi?”.

Da qui si dipanerà il percorso del laboratorio: “Lavoro sulla drammaturgia di scena e dell’attore – afferma Gelardi – Quindi vorrei avere con me dei giovani attori che abbiano la fantasia, l’immaginazione, la capacità di trasformare le varie emozioni in racconto drammaturgico. Dunque, no all’improvvisazione per l’improvvisazione, ma proprio la possibilità di arrivare alla stesura delle proprie parole e a dargli una forma drammaturgica”. “Un’altra cosa che mi interessa molto – spiega ancora  l’autore e regista – è il lavoro sulle emozioni, soprattutto dell’infanzia, della giovinezza; il nostro progetto si basa proprio su quello, sui ricordi, sui pensieri di ragazzini che si trovano a convivere insieme. L’altro punto è quello della lingua: ci tengo molto che venga usato il dialetto, mi piace scoprire un dialetto che non conosco, come quello calabrese, restituire i suoni di questa lingua”. Lo scopo, conclude Gelardi, “è quello di arrivare ad una drammaturgia che sia una storia completa da raccontare, attraverso l’ausilio di una giovane autrice, che segue tutto e che poi trasforma, quando ce n’è bisogno, le parole degli attori in testo teatrale”.

Un intenso lavoro che approderà poi alla restituzione pubblica, con la prova aperta del 2 agosto, alle 20,30, sempre presso il Circolo del Tennis “Rocco Polimeni”. La stessa sede ospiterà, al termine, della prova aperta, un altro appuntamento di rilievo: un incontro sul tema della scrittura, nelle sue diverse declinazioni, dal teatro, al cinema, alla radio, ai podcast. Ne discuteranno Mario Gelardi, Emanuele Milasi, sceneggiatore, co-autore del pluripremiato film “La timidezza delle chiome” (tra i riconoscimenti, il Nastro d’argento speciale), e Marco Di Gioia, celebre conduttore e autore televisivo e radiofonico della Radiotelevisione Svizzera Italiana RSI. Il laboratorio “Baia Serrata” rientra nel progetto “Altri luoghi – ReggioFest”, finanziato dal Comune di Reggio Calabria su fondi Mic.

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