Buono, pulito e sano. Sono queste le parole d’ordine che guidano la rappresentanza calabrese all’evento Cheese 2023. Il Parco Nazione d’Aspromonte, insieme a Slow Food, sono gli attori di tale rappresentanza che vede la nostra Regione in prima fila nell’evento che esalta il formaggio e i prodotti caseari nel mondo.
La logica del Parco per la produzione dei prodotti caseari parte da un assunto tanto semplice quanto importante: un prato pulito e sano genera alimenti puliti e sani. E’ noto, infatti, come la qualità dei formaggi sia in gran parte dovuta alla qualità dell’erba brucata dagli animali. Ciò fa sì che avere dei pascoli puliti e immacolati è un elemento fondamentale per le aziende all’interno del Parco che hanno deciso di avviare la propria produzione nel settore. Ma i prati puliti, oltre al formaggio, rendono migliori anche gli habitat in generale, creando un effetto domino che permette di avere alimenti di massima qualità e, al contempo, una natura sostenibile e non inquinata. La mission del Parco diviene, dunque, quella di promuovere tali prodotti e il territorio che li produce, e l’evento Cheese 2023, a tal proposito, è un palcoscenico di prim’ordine.
Nei quattro giorni dell’evento, il Parco ha anche organizzato un evento diverso per ogni giornata, in modo da promuovere i prodotti e, al contempo, avere uno spazio di discussione su temi di primaria importanza per il settore caseario. Il primo evento, svoltosi giorno 15 settembre, ha visto come titolo “Intagli e Collari” e si è concentrato sull’antica pratica e sulle tradizioni che girano attorno al “musulupu”. Quest’ultimo è un formaggio fresco di antichissima tradizione che viene prodotto nell’area Grecanica mediante l’uso di stampi molto particolari a forma di donna. Una volta ottenuti i formaggi a forma di donna, questi venivano regalati dai ragazzi alle loro fidanzate, secondo un costume antico proprio di quel territorio. Altro uso del formaggio in questione riguardava il periodo pasquale. E’, infatti, col musulupu che venivano, e vengono, prodotte le tipiche frittate con formaggio e salame consumate subito dopo il digiuno pasquale.
A parlare approfonditamente di tale prodotto è stato Marcello Manti che ha allietato l’incontro con varie storie su questo prodotto. Subito dopo è intervenuto anche il professor Passalacqua, primario di oncologia a Brescia, che da alcuni anni è tornato sulla Costa Viola per produrre un vino aspromontano utilizzando la vecchia pratica delle pendici terrazzate. Il secondo incontro, giorno 16, si è intitolato: “Grano di montagna con frutta”. Qui si conoscerà meglio il pane di Canolo, i “pruna di frati” e la ricotta affumicata di Mammola, tutti prodotti di altissima qualità.
L’affluenza registrata in questi primi due giorni negli stand calabresi è stata altissima e molti prodotti tipici sono stati venduti come, ad esempio, il caciocavallo di Ciminà. Le vendite alte sono altresì un elemento fondamentale per il Parco, giacché ripagano quelle imprese che hanno deciso di investire e di credere in quel territorio, permettendo loro, non solo di sopravvivere, ma anche di prosperare e continuare a investire.
Il terzo evento in programma è per domenica 17 settembre e si intitola “I rustici pascoli delle capre”. Su questo tema si è discusso a lungo sul fondamento dell’industria casearia, i pascoli. Dall’Aspromonte allo Zomaro, questi sono un elemento fondamentale per il settore e la loro conservazione è un obbiettivo primario per tutti. L’ultimo giorno, domenica 18 settembre, sarà intitolato “I prati di Ciminà”. Dalla sulla all’erba medica, passando per il già citato caciocavallo con tanto di presidio Slow Food, si parlerà a lungo della storia di questo territorio e della sua comunità.
Questa è la prima volta che l’Ente Parco partecipa a questo evento con un proprio stand e per l’occasione ha coniato il claim: “Biodiversità nel piatto. Aspromonte: un Parco da gustare”, ci racconta Giorgio Cotroneo del Servizio Promozione e Fruizione del Parco. In ultima analisi, questo evento di portata internazionale è stato il primo passo verso una nuova vita, non solo del Parco d’Aspromonte, ma di un’intera parte di Calabria. Una parte che bisogna a tutti i costi proteggere e far progredire.