Uno spettacolo che non è uno spettacolo, un esperimento, anzi uno spettacolo-esperimento, che non va da nessuna parte. Questo è “Kotekino Riff” – Esercizi di rianimazione reloaded, che il noto attore teatrale Andrea Cosentino porterà in scena all’auditorium De Gasperi di Reggio Calabria venerdì 27 ottobre alle ore 19:00 nell’ambito del Balenando in Burrasca Reading Festival. Un mix effervescente di risate e pensieri, un nuovo modo di stare in scena per divertirsi. Perché lui, l’attore, si diverte e fa divertire, ma anche pensare. E poi di nuovo divertire. Ripartendo daccapo, appunto, senza arrivare da nessuna parte. Come un “coito interrotto”, una clownerie, un fluire di gag e racconti scomposti, dice lo stesso Cosentino, con cui abbiamo chiacchierato e che è impaziente di arrivare a Reggio anche per assaggiare la cucina calabrese!
Sei stato definito comico dell’arte e jazzista, appartenente al teatro di narrazione. Ti ci ritrovi?
“Sì e no. “Teatro di narrazione” era una definizione che vent’anni fa veniva affibbiata a tutti noi solisti. Tutti quelli che salivano sul placo da soli venivano definiti narratori. In realtà, io ho portato avanti tutta una mia battaglia per essere un antinarratore. Diciamo, quindi, che sono più un clown nichilista. Le mie origini sono la clowneria anche se poi, di fatto, sul palco parlo anche molto, uso oggetti, la mia ricerca è sempre un po’ sul comico, sulla destrutturazione e sullo spiazzamento piuttosto che sul raccontare una storia”.
Comico ma con profondità. Dietro le risate c’è anche tanta riflessione…
“Questo uno se lo augura sempre. Secondo me dietro la risata ci deve stare sempre la riflessione. Almeno quel tipo di comicità che cerco di praticare è quella di un comico che tenta di spiazzare rispetto alle abitudini che abbiamo di vedere le cose, quindi, in qualche modo, di scendere in profondità”.
Cos’è per te il teatro?
“Ammazza che domanda (ndr risate). Per essere più sintetici possibili, in questo momento il teatro è, da un lato, un’arte marginale superata da tutte le altre arti, via via dalla televisione e adesso da internet e social, dall’altro è l’unica arte dove colui che guarda è al contempo guardato da chi gli è di fronte”.
Quindi l’arte con la A maiuscola?
“Diciamo un’arte di presenza, un’arte dove è più importante esserci che non ciò che si rappresenta. È anche per questo che il mio teatro è sempre improvvisato, mi piace che ciò che succede in scena accade lì per la prima e unica volta davanti a quelle persone che sono di fronte a me. È più vero, più vivo, al teatro rimane sempre la soddisfazione di essere parte di qualcosa, di aver vissuto qualcosa”.
Qual è lo spettacolo che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
“Ho fatto tanti spettacoli che mi hanno dato molte soddisfazioni. In questo momento forse quello che mi diverto di più a fare è proprio Kotekino Riff, dove porto quest’idea di interattività e di clownerie, uno spettacolo il cui senso o non senso, la cui comicità è affidata interamente agli spettatori che sono costretti a inseguire continuamente le mie giravolte logiche per cercare di essere presenti e trovare una soddisfazione”.
Cos’è, dunque, Kotekino Riff?
“In sintesi, è una specie di coito interrotto, di racconti, di gag, di cose che non hanno mai un termine. È veramente una destrutturazione totale del mondo della scena, però, allo stesso tempo, è il mio tentativo di mettermi in qualche modo al passo con la fruizione contemporanea che è una fruizione che nasce su Internet e che, quindi, è continuamente spezzata, dove la noia o il massimo di fruizione possibile sono tredici secondi. È la risposta del mio teatro alla velocità della rete”.
Una sorta di evoluzione di Telemomò…
“Esattamente. Se Telemomò era il mio spettacolo popolare dell’era della televisione, nato nel momento in cui c’era l’Italia di Berlusconi, delle televisioni, adesso Kotekino Riff è la mia risposta a questo nuovo mondo della rete, alla nuova tecnologia, una risposta assolutamente teatrale e artigianale com’è stato già per Telemomò. Alla vecchia “buona” TV, a filiera corta, ecologica, autarchica, interattiva di Telemomò che era un gioco con delle bamboline con cui bucavo lo schermo, rifacevo la televisione, segue Kotekino Riff, in cui cerco di mettere in discussione il meccanismo di velocità della rete, dei social, del mondo virtuale”.
Qual è stato invece lo spettacolo maggiormente impegnativo?
“Quello più complesso che ho fatto, un mio classico ormai da dodici anni, è “Primi passi sulla luna”. Dal punto di vista della scrittura è forse il più complesso, mentre Kotekino Riff è la mia clownerie nichilista, Primi passi sulla luna, invece, è il mio spettacolo affresco, dove in qualche modo destrutturo le storie, ma racconto anche una storia che riguarda mia figlia, una malattia. È più toccante e continuo a tenerlo in repertorio e a portarlo in scena da anni perché ci sono molto affezionato”.
A proposito di gioventù, parlaci del laboratorio con Dario Fo.
“Diciamo che è stato proprio il mio inizio, la prima volta che ho provato a pensare che era il teatro quello che mi interessava. Questo lo devo proprio a Dario Fo. Non posso dire sia stato il mio maestro a livello tecnico perché avevo 18 anni ed ero praticamente digiuno della materia, ma Dario è stato il personaggio che mi ha dato l’idea che il teatro dell’attore poteva essere anche una faccenda autoriale. Prima di incontrare lui pensavo di fare il regista cinematografico o il romanziere, poi grazie a lui ho capito che fare della cultura viva, vivente mi interessava di più piuttosto che fare opere sulla carta o su pellicola”.
È la prima volta che ti esibisci a Reggio? Cosa ti aspetti?
“Credo proprio sia la prima volta e sono molto curioso perché mi hanno detto che Reggio è molto bella. Mi aspetto di divertirmi molto con lo spettacolo, anche perché in genere lo faccio con un mio musicista, ma a volte incontro dei musicisti nel luogo dove vado e in questo caso sarò con Antonio Aprile. Questa è una cosa che mi dà sempre molta energia, mi garantisce quel margine di improvvisazione. Pensare che conoscerò Antonio poche ore prima dello spettacolo mi garantisce che mi divertirò a dialogare con lui e con il pubblico. Poi, io ho origini calabresi, quindi, mi aspetto anche soppressate e tante cose buone tipiche della cucina calabrese e reggina”».
Kotekino Riff è uno spettacolo di e con Andrea Cosentino che sarà accompagnato in scena dalle musiche di Antonio Aprile (produzione ALDES in collaborazione con CapoTrave/Kilowatt 2017). Attore, autore, comico e studioso di teatro, nato a Chieti ma con origini calabresi, Andrea Cosentino ha ricevuto il premio speciale UBU nel 2018 per “Telemomò”. Una carriera lunga che parte con un laboratorio con Dario Fo e che vede anche apparizioni televisive (da AUT-AUT a Ciro Presenta Visitors RTI Mediaset), attività universitaria e didattica, tra l’altro, come docente presso l’ICCROM, “La Sapienza” e l’Università degli studi “Roma Tre”. Ha all’attivo numerosi premi (tra cui, oltre il prestigioso UBU, il premio IDI “Mario Apollonio” e il premio “Teatri del Sacro”), e pubblicazioni (tra cui da ultimo Trattato di economia, con Roberto Castello – Altreconomia Edizioni, Milano). Tra i suoi spettacoli La tartaruga in bicicletta in discesa va veloce (finalista “Premio Scenario” 1998), il ‘dittico del presente’ costituito da L’asino albino e Angelica Telemomò, Primi passi sulla luna, Lourdes, Fake Folk e Rimbambimenti.
Balenando in Burrasca Reading Festival lungo i bordi è un’iniziativa promossa dal Comune di Reggio Calabria nell’ambito del progetto “ReggioFest2023: cultura diffusa” e finanziata a valere sul Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura”. L’Auditorium Teatro De Gasperi si trova in Via Reggio Campi II Tronco a Reggio Calabria, nei locali della scuola.