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“Classico”: Gli Articolo 31 dopo decenni di dissidi finalmente fanno la pace e tornano alla grande

A distanza dall’ultimo “Italiano medio” album uscito praticamente in un’altra era (2003), i due rapper e milanesi ritornano con “Classico”

di Pierluigi Gabriele

Per chi è nato tra gli anni 80’ ed i primi 90’ gli Articolo 31 hanno rappresentato nono soltanto uno dei primi gruppi italiani a cimentarsi nell’hip-hop ma anche un baluardo di contestazione in un mondo fatto di ingiustizie. Perché Alessandro Aleotti alias J-Ax e Vito Luca Perrini Dj Jad inondarono gli anni 90’ di hit indimenticabili a suon di contestazioni a governi che stavano distruggendo lo Stato sociale italiano, e fornendo anche ad i giovani di allora testi che nella quotidianità gli facevano sentire meno soli. Ora a distanza dall’ultimo “Italiano medio” album uscito praticamente in un’altra era geologica (2003), i due rapper e disc jockey milanesi ritornano con “Classico”.

Dopo la reunion avvenuta allo scorso Festival di Sanremo con “Un bel viaggio”, ballata rap che racconta della loro ritrovata amicizia, e dopo un brano vecchia scuola dal titolo “Filosofia del Fuck-off”, con alle spalle il grandissimo successo della hit estiva “Disco paradise” con Fedez e Annalisa, (triplo Platino) il duo milanese si ripresenta nell’ennesimo momento di crisi italiano intonando: “Noi siamo un classico, in un’Italia sul lastrico…”. Ennesima provocazione ironica, che fa riflettere anche sull’invecchiare male e l’approccio a volte sbagliato che si ha con le nuove generazioni. Un brano che rappresenta un manifesto sul tempo che passa, ma anche sul cercare di rimanere sempre fuori dagli schemi, ma soprattutto sulla deriva di un’Italia in crisi d’identità da ormai troppo tempo: “quelli che dopo il diploma hanno trovato un posto fisso / ed hanno aperto un mutuo senza avere il babbo ricco/ adesso con 1K prendi la stanza in affitto / e il 110 e lode vale meno delle cripto”.

La critica è anche alla propria generazione che non riesce a rapportarsi ad un Mondo che è cambiato radicalmente ancorandosi al passato, e se la prendono con i giovani che non hanno nessuna colpa dello sfacelo creato proprio da loro. Insomma i nostri due ex-ragazzi della periferia milanese alla fine non sono poi invecchiati così male, (come vogliono farci credere) e sfornano un pezzo attuale che ricalca la loro gioventù abbracciando anche i vecchi/nuovi problemi che da vent’anni attanagliano le nuove generazioni di questo Paese.

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