In questi giorni si è animata, e forse continua in essere, una polemica sul riconoscimento Igp o Dop del Bergamotto, agrume preziosissimo che caratterizza l’identità culturale e agraria del territorio reggino. Già l’essenza del Bergamotto è riconosciuta come Dop (Denominazione d’Origine Protetta) e si tratterebbe di estendere il riconoscimento anche al frutto stesso per proteggere e sostenere la sua esclusiva qualità sul territorio reggino, per esempio, dalle attuali produzioni siciliane e pugliese (e un giorno chissà anche quali altre), che sebbene queste due possano essere anche ottime di certo non sono autentiche e originarie. Non c’è dubbio che tutta la comunità civile, economica e politica reggina e calabrese debba stringersi intorno alla scelta del Dop rispetto all’Igp (ovvero Indicazione Geografica Protetta) in quanto quest’ultima garantisce solo un passaggio sul territorio reggino e non tutta la filiera produttiva. In caso di Igp, significa che si potrà anche solo coltivare il frutto ma qualsiasi prodotto derivato (marmellate, succhi, liquori e qualsiasi altra cosa) possono essere etichettati Igp anche se prodotti a Milano. In caso di Dop, invece il marchio garantirebbe la certificazione su tutta la filiera reggina con evidenti ricadute positive economiche e agrarie per tutto il territorio reggino oltre che per la qualità del frutto stesso e dei suoi derivati.
Anche noi siamo pienamente convinti che sia ora di riconoscere il frutto del Bargamotto come Dopo e accogliamo con favore le recenti rassicurazioni dell’assessore regionale Gianluca Gallo in cui dichiara l’impegno della Regione Calabria e del presidente Roberto Occhiuto per il riconoscimento anche in tempi celeri del Dop al nostro amato e identitario agrume. Positive sono anche le parole di Ezio Pizzi, presidente del Consorzio di Tutela del Bergamotto di Reggio Calabria, vanno accolte in maniera costruttiva per raggiungere il risultato “Dop” con la forza della condivisione e dell’unione.