“Nella riscoperta di tradizioni, legate alla pietà popolare e alla fede semplice dei nostri nonni, e grazie alla figura di San Giuseppe, abbiamo voluto evidenziare la tavola come luogo di accoglienza, di incontro e convivialità, di cura gli uni degli altri e dell’ambiente, fatto anche di storia e memoria, e del lavoro, dentro una rete di relazioni. In questa ottica, abbiamo “riscoperto” una tradizione tipica di alcune regioni italiane: “la Tavola di San Giuseppe”, del centro nazionale del Movimento Lavoratori di AC. Giovedì 21 alle ore 19.00, presso la Sala parrocchiale. A Caridi si è svolta la Cena tra le famiglie degli aderenti all’Azione Cattolica e gli immigrati a Mosorrofa. Si tratta di immigrati per lavoro, soprattutto badanti insieme ai loro assistiti ma anche persone che si sono costruite una famiglia e vivono stabilmente in paese”.
“La Tavola di San Giuseppe è il titolo dell’incontro e si pone in continuità con quanto fatto lo scorso anno, sempre nella festa dedicata al papà di Gesù, ed anche con lo spettacolo estivo dedicato a immigrati ed emigrati. L’accoglienza, la crescita delle relazioni e delle condivisioni, il tentativo di creare una piena integrazione Questo l’obbiettivo che si sono posti la comunità della parrocchia San Demetrio e l’Azione Cattolica locale. Le famiglie di AC hanno preparato una cena che hanno condiviso con gli immigrati che si trovano in paese e con le loro famiglie. Un momento esaltante, preceduto da incontri e inviti personali che hanno dato modo di instaurare un dialogo con queste persone, iniziato con un momento musicale di accoglienza. A tavola, le tante diversità culturali e linguistiche si sono annullate nel dialogo raccontando e condividendo le proprie esperienze di vita. Per tutta la serata, canti, balli, barzellette e la condivisione del cibo hanno creato una magica armonia. Una cena condivisa da più di 70 persone tra cui 13 immigrati con le loro famiglie o i loro assistiti”.
“La comunità più numerosa proveniva dalla Georgia, ma erano presenti anche Bielorussi, Polacchi, Rumeni, Brasiliani, Ucraini; mancavano i musulmani, impegnati nel Ramadan. Agli Ucraini è stato dedicato un momento di particolare commozione date le note vicende di guerra che stanno devastando la loro patria. Una splendida serata di vita vera, con la felicità che si coglieva negli sguardi di tutti. Tali sentimenti erano già sufficienti a ripagare le fatiche dell’organizzazione di quest’ evento, che non rimarrà isolato. I migranti, si vedeva chiaramente, erano e si sentivano a casa propria. In contemporanea a Piazza Italia, c’era un incontro per sensibilizzare ed educare alla pace, all’accoglienza e alla solidarietà. Questo nostro evento si poneva in continuità, perché la comunità di Mosorrofa crede e si spende affinché i migranti, (che spesso arrivano stremati da lunghi e rischiosi viaggi sulle nostre coste e che in prima istanza è urgente soprattutto consentir loro di sopravvivere), possano avere una qualità di vita degna di questo nome. Bisogna cercare di farli sentire a casa propria, creando uno stile di condivisione e integrazione, come hanno fatto Mimmo Lucano e gli abitanti di Riace. Mosorrofa è su questa strada e vuole continuare a percorrerla”. A dirlo è stato Pasquale Andidero Presidente AC Mosorrofa