Gabry Ponte apre le danze alla finale della 75° edizione del Festival di Sanremo e lo fa con l’esibizione del jingle techno folkloristico “Tutta l’Italia” già amato dal grande pubblico ma chi lo conquista realmente è la contemporaneità sonora del brano “Balorda Nostalgia” del vincitore Olly che, incredulo ed emozionato dichiara “Assurdo ma è successo” . Al secondo posto in classifica arriva Lucio Corsi- vincitore del primo della critica Mia Martini, il terzo posto è occupato da “L’albero delle noci” del cantautore calabrese Brunori Sas che si aggiudica anche il premio Bardotti per il miglior testo, a Simone Cristicchi va il premio Giancarlo Bigazzi per il miglior componimento musicale. I premi continuano con l’emozione di Giorgia, fuori dal podio ma vicina ai cuori dei fans al punto di ricevere il premio Connessione offerto dalla Tim e da tutto il calore del pubblico in sala che le urla “Hai vinto tu”, si concludono le premiazioni ufficiali con Antonello Venditti che riceve il premio alla Carriera. Chi si si aggiudica il premio “Icon” di questa rubrica è l’artista che ha ricevuto il premio Mia Martini dalle mani della supermodella internazionale Bianca Balti, definito “Cantautore potentissimo” dal vincitore del Festival, in un nome, Lucio Corsi che dal suo primo ingresso in scena ha reso memorabile ogni sua performance. Il connubio stilistico è abbastanza chiaro; Ziggy Stardust, con l’esperienza del passato, è tornato sulla terra abbracciando anche la poesia, la dolcezza e la schiettezza del cantautorato italiano, raccogliendo tutta la rivoluzione mondiale della musica anni settanta dello scorso secolo. Chi lo definisce Alieno non sbaglia- per come lui stesso dichiara- “Un mio pezzo potrebbe essere uscito nel 1930 e sono sicuro che andrà bene nel 2070. Del tempo non mi frega niente, la musica viaggia nell’aria e mi consente di fuggire dal passato reinventandomelo”. Lo abbiamo visto in versione da duro in stile Kiss & Bowie, duettare “Nel Blu dipinto di blu” in abito bianco insieme all’esordio di Topo Gigio sul palco dell’Ariston, riportando alla ribalta Domenico Modugno, non solo il primo vincitore della storia del festival ma anche la prima voce di Topo Gigio, icona mondiale insieme al successo del brano. Lo abbiamo visto indossare la storia Wandrè, ovvero il primo produttore di chitarre elettriche in Italia in cui Corsi dichiara sui suoi canali social “Stasera mi vesto Wandrè. Per l’ultima notte all’Ariston, serviva tirare fuori Excalibur dalla custodia”. Il suo mood emotivo continua con la scritta Andy sulla suola della scarpa, intento a ricreare un omaggio all’infanzia ed al valore dei ricordi ispirandosi ad una memorabile scena del film Toy Story. Si rivela un artista fuori dagli schemi che si esibisce con i suoi vissuti abiti da palco che non solo racconta la sua gavetta da musicista ma anche la storia del Festival di Sanremo e della nostra nazione. Ad incoraggiare e sostenere Lucio Corsi in questo suo percorso è anche Tony Effe, considerato il più “prezioso” cantante in gara per via dei gioielli sfoggiati durante le serate del festival, dal valore totale di mezzo milione di Euro e lo fa indossando la maglietta cover del brano di Lucio “Volevo essere un duro” e con il volto di Topo Gigio, outfit accessoriato con la collana della discordia di Tiffany & Co, levata sotto obbligo dagli autori del festival, poco prima di esibirsi, per ragioni di conducibilità al suo sponsor. Come ci insegnano i grandi nomi del nostro passato, si diventa Icon facendo rivoluzione, riavvolgendo il nastro per ri- scrivere la nostra storia.
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