È un grido che non può più essere ignorato quello lanciato dall’Associazione “Il Volo delle Farfalle”, che da tempo si batte per il riconoscimento e il sostegno alle terapie ABA (Analisi Comportamentale Applicata), fondamentali per bambini e adolescenti con disturbo dello spettro autistico.
A raccoglierlo con forza è il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che in una nota ufficiale ha dichiarato il pieno sostegno del Comune e della Città Metropolitana alla causa delle famiglie coinvolte: “È una battaglia di civiltà, e queste famiglie hanno il nostro supporto incondizionato”.
La questione nasce dalla mancata inclusione delle tariffe ABA nel nomenclatore delle prestazioni sanitarie da parte dell’ASP di Reggio Calabria, in contrasto , secondo l’Associazione , con quanto stabilito a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità.
Un’assenza che comporta l’esclusione delle terapie dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), privando così molti bambini della possibilità di accedere a cure riconosciute come fondamentali per lo sviluppo e l’integrazione.
“Parliamo di famiglie già provate da anni di sacrifici e difficoltà economiche, ha sottolineato Falcomatà, che si ritrovano ora escluse da un percorso terapeutico fondamentale. Non possiamo permettere che queste persone vengano abbandonate”.
La mobilitazione è già in atto: il prossimo 5 maggio è previsto un sit-in davanti alla sede dell’ASP reggina, mentre Angela Villani, rappresentante storica dell’Associazione, ha annunciato addirittura uno sciopero della fame, esasperata da anni di battaglie inascoltate.
Il sindaco si unisce all’appello affinché le autorità sanitarie preposte intervengano con urgenza, evitando che la situazione degeneri ulteriormente: “La salute non è solo numeri e ragioneria, ha ribadito, ma un diritto sancito dalla nostra Costituzione. Un diritto che riguarda tutti, senza eccezioni”.
La terapia ABA è da tempo considerata una metodologia d’intervento efficace e scientificamente validata per affrontare le problematiche legate all’autismo, puntando su tecniche di rinforzo positivo, apprendimento strutturato e personalizzato, e un lavoro costante con figure specializzate.
Negare l’accesso a queste terapie significa compromettere il futuro di molti bambini e adolescenti, e con esso il diritto delle loro famiglie a sperare in un percorso di crescita, autonomia e inclusione. La voce delle famiglie, oggi più che mai, ha bisogno di ascolto e risposte concrete. L’auspicio è che questa battaglia trovi finalmente la giusta attenzione da parte di chi ha il dovere istituzionale di garantire diritti, equità e umanità.