Un duro attacco alla gestione delle risorse europee per la politica di Coesione arriva dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, che denuncia lo spostamento dei fondi destinati allo sviluppo del Sud verso progetti che definisce «irrealizzabili» e «pericolosi per il futuro della Calabria».
«Basta chiedere ai sindaci, ai cittadini e alle associazioni – ha dichiarato – quanto siano vitali questi fondi: senza di essi non sarebbe possibile portare avanti tanti progetti che migliorano la qualità della vita delle nostre comunità».
Falcomatà sottolinea come la sua amministrazione abbia potuto realizzare opere fondamentali proprio grazie a queste risorse: dagli asili nido passati da zero a tre dal 2014, fino al progetto del Museo del Mare di Zaha Hadid, destinato a diventare uno dei poli culturali più importanti del Mezzogiorno.
Secondo il sindaco, la decisione di destinare risorse a progetti come il Ponte sullo Stretto o alla corsa al riarmo rischia di privare la Calabria di strumenti concreti per creare occupazione, infrastrutture e welfare. «Togliere anche un solo euro dalla Coesione – ha ribadito – significa meno opportunità per famiglie, imprese e giovani».
Infine, Falcomatà ha lanciato un appello: «Chi agisce contro queste possibilità vuole condannare il nostro territorio alla marginalità e al sottosviluppo. Noi crediamo invece che un’altra Calabria sia possibile, fondata sulla concretezza e sull’uso intelligente delle risorse europee». Di seguito riportiamo il comunicato ufficiale:
“Falcomatà: “Propaganda squallida su politica di Coesione”
Nel silenzio della politica regionale, svilita la missione di accorciare il gap economico delle regioni più svantaggiate
“Calabria penalizzata da scelte scellerate che non tengono conto delle reali esigenze dei territori. Basta chiedere ai sindaci, ai cittadini, alle centinaia di associazioni e soggetti del terzo settore quanto siano vitali, i fondi per la Coesione, per il rilancio e lo sviluppo della Calabria. Vi risponderanno che è proprio grazie a quelle risorse che, quotidianamente, riescono a portare avanti progetti che migliorano, sostanzialmente, la qualità della vita di ognuno di noi”. E’ quanto afferma il sindaco Giuseppe Falcomatà che, in una nota, aggiunge: “La Regione, invece, con il compiacimento del Governo nazionale, sta ferma e guarda, immobile, il dirottamento di risorse essenziali verso progetti che non stanno in piedi e che rischiano di non vedere la luce. Come il Ponte sullo Stretto, o la corsa al riarmo imposta da Bruxelles”.
“Togliere anche un solo euro dai programmi per la Coesione – sostiene Falcomatà – vuol dire: meno agevolazioni per le famiglie, meno infrastrutture, meno possibilità per le nostre imprese in termini di competitività, meno occupazione, meno sostenibilità ambientale. Vuol dire azzerare il presente, mica solo il futuro, di centinaia di miglia di calabresi. E’ anche grazie a finanziamenti legati alla politica di Coesione che la città di Reggio Calabria è passata, dal 2014 ad oggi, da zero a tre asili nido con la prospettiva di crescita fino a 355 gli oltre cento posti già disponibili per i nostri bambini e le nostre bambine. Che vuol dire: lavoro, costruzione di strutture sociali, educazione, serenità, crescita, tempo”.
“In questi anni – continua la nota – con le casse del Comune “congelate” dal Piano di rientro contro il dissesto economico, abbiamo fatto leva proprio sulla grande opportunità offerta dai fondi europei per investire in infrastrutture, occupazione, welfare ed equità sociale. Fondi per la Coesione, ma anche Pnrr, Pon Metro, Pn Metro Plus e tutto quanto di vantaggioso viene proposto da Bruxelles. Se il sogno impossibile del Museo del Mare di Zaha Hadid presto sarà realtà è perché siamo riusciti a canalizzare le risorse comunitarie verso la realizzazione del più grande polo culturale del Mezzogiorno, fra i più importanti del Paese”.
“Oggi, Reggio Calabria – conclude Giuseppe Falcomatà – è un esempio, in Italia, per capacità di gestione e rendicontazione dei fondi europei. Chi agisce ed opera contro questa enorme possibilità vuole spingere il nostro territorio ai margini dell’Europa e costringe i cittadini calabresi a continuare a vivere nella precarietà e nel sottosviluppo. Meno illusioni e più concretezza: è questo che serve per tornare ad essere baricentro nel Mediterraneo e protagonisti del nostro futuro. L’esperienza ci dà la forza per affermare che un’altra Calabria è possibile”.”