Articolo di Pierluigi Gabriele
Il ritorno discografico di Beyoncé dopo sei anni di assenza coincide con un nuovo modo di percepire la musica per la cantante nativa di Houston. Infatti il suo nuovo lavoro dal titolo evocativo: “Renaissance” – “Rinascimento”, stimola il pubblico a non fermarsi ad un semplice ascolto distratto, ma ad intravedere un qualcosa di più profondo. Il nuovo singolo “Cuff It” trainato dall’enorme successo di “Break my soul” primo estratto del nuovo album, fa parte di un progetto discografico che per mettere ancora di più in risalto l’arte, sceglie di tornare all’essenziale. Registrato durante i quasi tre anni di pandemia, il settimo lavoro in studio dell’artista americana ha rappresentato una vera e propria via di fuga a detta di Beyoncé, che si è ritagliata un luogo sicuro dove potersi esprimere in maniera più libera, come una sorta di esplorazione del proprio essere.
Il nuovo singolo, conferma la bontà del progetto discografico che conta già oltre 100 milioni di stream, per un’artista che nella sua lunga carriera ha portato a casa ben 28 Oscar della musica. Chiaramente i tre anni di lavorazione dell’album hanno avuto come protagonisti oltre che Beyoncé, anche diversi collaboratori di prestigio come The-Dream, Nile Rodgers, NOVA, NO ID, Raphael Saadiq, Mike Dean, Honey Dijon, Chris Penny, Luke Solomon, Skrillex, Beam, Big Freedia, Grace Jones e Tems. Questo grande team ha confezionato quello che per la rivista britannica The Times è senza dubbio l’ennesima reinvenzione della musica. Il rinascimento “Beyociano” rappresenta una celebrazione dell’era dei club, dove decenni fa si ci poteva esprimere fuori dagli schemi attuali.
La voce della cantante americana è piena di passione e consapevolezza, condita da testi decisamente attuali ed incoraggianti, in un periodo così buio della storia contemporanea. I brani, impetuosi e facilmente assimilabili, sono gli assoluti protagonisti di una vera e propria soppressione della parte video, proprio per permettere ai fan di espandere la propria immaginazione senza stimoli di carattere visivo. Questa è l’ennesima dimostrazione di un vero e proprio cambiamento culturale, dove si possono riscrivere i canoni estetici ed artistici.