L’italiano è la lingua istituzionale della nostra Penisola ma, forse, non tutti sanno che non è l’unica ad essere parlata. Non esistono solo le varietà dialettali ma in alcune regioni, tra cui la Calabria, si ospitano delle lingue protette dalla legge 482/1999 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”. Sono piccole comunità sociolinguistiche che hanno conservato i tratti caratteristici puri della loro lingua e che hanno ancora parlanti L1. Possiamo pensare al grecanico, anche se ad oggi i linguisti sono in disaccordo. Di certo, però, abbiamo l’albanese proveniente dalla cultura arbereshe radicata da tempo in 31 comuni della nostra regione.
Così rilevante da essere inserita nella guida di Repubblica: “Albanesi d’Italia, storia e volti del mondo arbëresh” dal 31 dicembre (pagg. 216, euro 12,00), dove vengono trattate notizie culturali e geografiche sul popolo italo-albanese, insieme a foto suggestive e interviste a personalità di rilievo. La guida spiega come i discendenti delle popolazioni albanesi, al seguito del principe e condottiero Giorgio Castriota Skanderbeg, a causa dell’invasione ottomana, dalla seconda metà del XV secolo, migrarono dall’Albania, dall’Epiro e dalla Morea verso l’Italia meridionale.
Il Presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso evidenzia la specificità unica della Calabria, regione con ben tre minoranze linguistiche (greca, arbëresh e occitana), eredità di un passato in cui popoli e culture differenti coesistevano in una sorta di koinè culturale.
Per il presidente Mancuso – oggi “sono considerati un felice esempio di integrazione proprio grazie al rapporto dialettico tra identità e alterità che i discendenti hanno saputo tramandare. A presidio dell’idioma e degli studi albanologici ci sono le attività di approfondimento e ricerca della cattedra di Albanologia dell’Università della Calabria, così come l’aspetto religioso – centrale e fortemente identitario nella cultura arbëreshe che ha mantenuto il rito greco bizantino – ha come suo fondamentale punto di riferimento l’Eparchia di Lungro”.
E conclude:”La minoranza arbëreshe, grazie alla sua matrice fortemente identitaria, costituisce un arcipelago linguistico e culturale all’interno del territorio regionale che a tutt’oggi conferma la vitalità di questa comunità, divenendo un potente attrattore turistico di cui andiamo fieri e testimoniando la ricchezza culturale, materiale e immateriale, della nostra meravigliosa regione”.