Molti sono i passi che un artista può e deve fare per raggiungere il successo. La gavetta, merce che oggigiorno non sembra più così necessaria, è un passaggio obbligato per chi vuole consolidare al meglio il proprio percorso artistico. Il percorso di KAYMA, all’anagrafe Ori Toledano, ne possiede tutti i contorni e con il nuovo singolo “Bad Blood” conferma la bontà del proprio progetto. Ori, cresciuto in una famiglia di musicisti a Tel Aviv, a dire il vero era sempre stato scoraggiato dalla famiglia ad intraprendere questo percorso lavorativo, infatti a suo dire prese la sua prima chitarra in mano all’età di 8 anni, percependo che prima o poi la musica avrebbe fatto tappa fissa nella sua vita. Da qui, appena maggiorenne la sua voglia di scoperta lo porta a fare vari lavori al di fuori del campo musicale, che lo conducono prima a New York e poi addirittura nel Tennessee, ma anche a Miami e Los Angeles.
Ma alla fine, la voglia di tornare a casa diventa troppo imprescindibile ed al suo ritorno in Israele apre uno studio di registrazione tutto suo, forte dei suoi studi in audio ingegneria in Australia a Sidney, e così finalmente intraprende la carriera musicale. Autore di moltissimi jingle pubblicitari, tra cui spiccano quelli per la Pepsi, SodaStream e Subaru e nel frattempo anche a capo del dipartimento de suono presso un College in Patria, finalmente esordisce nel 2021 con l’EP “Mid Side Notes” ed il tormentone “Learn to say no”. Ora a due anni di distanza ritorna con il nuovo singolo “Bad Blood”, un Pop orchestrale ben eseguito, dove spicca la delicatezza della voce dell’artista che vede la musica come una esperienza sensoriale ed esperenziale, più che un mero prodotto destinato solo a vendere. Anche il videoclip richiama il tema che il songwriter ha voluto imporgli, con uno stile ipnotico e voyeuristico, dove lui stesso spia attraverso i buchi nelle pareti: come a rappresentare l’odierna società dominata dai Social, dove tutti hanno una maschera e sono pronti in modo del tutto anonimo a spiare le vite degli altri.
In questa atmosfera buia, esce un barlume di luce, come a voler dare una speranza che un altro tipo di mondo è possibile. L’architettura artistica di KAYMA rappresenta un inno alla diversità di vedute, molto spesso oppresse dalle masse e ci lascia ben sperare sulla sua arte, che si contraddistingue in maniera netta, rispetto agli artisti usa e getta, creati ad ok per soli fini di lucro.