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Reggio: la battaglia civile degli assistenti educativi

La categoria, che da tempo reclama il riconoscimento della professione, attende l'approvazione della legge che garantisca tutele previdenziali

di Helena Pedone

La figura professionale dell’assistente educativo, operante all’interno di tutte le istituzioni sociali per supportare situazioni di fragilità, intravede un riconoscimento concreto nel disegno di legge 236 del 2022 il cui iter parlamentare ha recentemente preso avvio presso la settima commissione del Senato. Se questo venisse approvato, sarebbe finalmente garantito l’agognato contratto unico nazionale, che assicurerebbe malattia e tredicesima a una categoria che, lavorando in regime di partita iva o prestazione occasionale vede traballare i propri diritti in balia della dittatura dei privati. Come nel resto d’Italia, anche a Reggio, sono queste le motivazioni che hanno animato il flashmob a supporto della legge guidato dal Misaac, movimento per l’internalizzazione e la stabilizzazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione. La rivendicazione pretende, a giusta ragione, di emendare la legge precedente che riserva tutele esclusivamente agli insegnanti di sostegno senza considerare l’impegno profuso dagli assistenti che ricadono sotto differenti denominazioni, diretto all’autosufficienza e allo sviluppo delle potenzialità dei giovani assistiti. Di competenza degli enti territoriali – Regioni, Città Metropolitane, Province e Comuni – l’instabilità dei loro contratti si ripercuote sulle retribuzioni: da sempre incerte e poco puntuali. Così davanti all’Atena Armata del Lungomare Falcomatà, gli assistenti educativi reggini si appellano al Ministero dell’Istruzione, per vincere una battaglia di civiltà e conquistare un’inscalfibile previdenza sociale.

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