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Catanzaro: “Global Health: una sfida per il futuro” una sfida da vincere

A Catanzaro è stata dedicata una giornata formativa dal titolo “Global Health: una sfida per il futuro” per favorire le future generazioni

di Filippo Francesco Idone

Una sfida da vincere, soprattutto per le future generazioni: vivere e declinare la salute come fenomeno globale. Lo scorso 28 aprile, alla salute globale è stata dedicata una giornata formativa dal titolo “Global Health: una sfida per il futuro”. Il partecipato momento di approfondimento si è svolto nella Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro, organizzato dalla sezione Sud dell’Associazione Italiana degli Igienisti Industriali e Ambientali, in collaborazione con la Direzione Sanitaria dell’ospedale Ciaccio De Lellis di Catanzaro e l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR e con la partecipazione del dipartimento di Prevenzione dell’Università di Bari, le cattedre di Veterinaria ed Igiene dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, il dipartimento DIMELIA dell’INAIL e la Società Italiana di Aerosol IAS.

Quattro sessioni di lavoro distribuite tra la mattina e il pomeriggio, dedicate in particolare a temi come: “Le variazioni climatiche, dinamiche, effetti, impatti”; “Protezione ambientale e salute umana le pandemie del terzo millennio”; “L’approccio one-health igiene industriale e ambientale”; “Mutazioni climatiche nell’ambito one-health”. In particolare, alla prima parte della giornata, grazie alla disponibilità della dirigente scolastica Rosetta Falbo, hanno potuto assistere alcune classi del liceo classico “Galluppi”. A portare il proprio contributo, anche il dottor Vincenzo La Regina, commissario straordinario dell’azienda unica ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, alla sua prima uscita pubblica nella qualità

“Abbiamo messo insieme due grandi realtà, è questo il concetto dal quale secondo me dobbiamo partire – ha esordito parlando della nuova realtà sanitaria nata dalla fusione per incorporazione tra le due aziende ospedaliere esistenti -. Una realtà come il Policlinico, che fa ricerca, didattica, formazione e assistenza e sta crescendo, e come un grande ospedale che fa assistenza qual è il “Pugliese-Ciaccio”. Allora avanti senza pregiudizi: il tema è affrontare questa sfida di cambiamento con l’orgoglio di poter realizzare una grande azienda ospedaliera universitaria, una delle più grandi del Meridione. Questo dev’essere l’elemento trainante. Poi ovviamente bisogna caratterizzare questa grande azienda anche come identità, puntando su un processo di umanizzazione che va alla pari con il benessere organizzativo degli operatori: se stanno bene gli operatori lavorano meglio e possono assistere meglio i pazienti”.

Il dottor Francesco Talarico, responsabile della Direzione medica del presidio “De Lellis”, Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro, e professore a contratto dell’Università “Magna Graecia”, ha voluto inizialmente richiamare due immagini che sono entrate nel nostro quotidiano e suscitano una più articolata riflessione “globale”: quella di un orso denutrito, perché in un habitat distrutto dai cambiamenti climatici, e quello del pipistrello di Wuhan. “Chi poteva immaginare che un pipistrello potesse fare tutti questi danni nella comunità mondiale?  La pandemia – afferma ancora Talarico – ha condizionato fortemente la nostra esistenza. Sembra ormai alle nostre spalle, ma non è così: si tratta di un fenomeno con cui dobbiamo abituarci a convivere, ma soprattutto dobbiamo imparare a reagire. Da qui l’importanza della consapevolezza e dei momenti formativi come questo. Considerata la complessità della tematica trattata si è reso necessario un approccio multidisciplinare con il coinvolgimento di competenze trasversali tali da offrire un momento di confronto e di crescita in merito ad una tematica sempre più attuale”.

Infatti, come ha sottolineato il dottore Talarico, il Comitato organizzatore del corso è composto da tre figure completamente diverse: un medico, un fisico e un chimico, vale a dire, oltre allo stesso Talarico, il dottor Salvatore Procopio e il dottor Ivano Ammoscato.

La formazione, quindi, come strumento della consapevolezza per reagire, per “capire come possiamo e dobbiamo modificare i nostri comportamenti per evitare che questi cambiamenti globali abbiano un impatto irreversibile sulla nostra salute – ha rimarcato il dottor Talarico -.  Conoscere per reagire, per programmare e per adottare buone pratiche finalizzate a modificare il nostro stile di vita in senso positivo. Nella misura in cui riusciamo ad avere un approccio corretto con il nostro pianeta, che ci ha dato la vita, nello stesso modo restituiamo al pianeta le risorse per rigenerarsi, facendo in modo che queste non vengano depredate. Gli studi dicono che siamo irreversibilmente destinati a un aumento della temperatura globale ma se riusciamo a modificare i nostri comportamenti, e fare in modo che questo aumento di temperatura sia di appena mezzo grado inferiore rispetto alle previsioni, questo si tradurrà in tutta una serie di vantaggi. Non è solo un problema dei Governi – ha concluso – ma dei singoli individui nei loro comportamenti e nelle scelte che fanno: piccole cose del quotidiano per cominciare ad avviare un circolo virtuoso”. 

“Uno degli obiettivi di questa giornata formativa è quello di organizzare un momento di confronto multidisciplinare, proprio perché parliamo di ‘salute globale’ – ha aggiunto il dottor Ivano Ammoscato, presidente della sezione Sud dell’Associazione Italiana Degli Igienisti Industriali per l’Igiene Industriale e l’Ambiente che lavora al CNR ed è responsabile tecnico della strumentazione scientifica della sede ISAC di Lamezia Terme -. Non può essere la singola disciplina ad essere trainante: il comune denominatore è la salute globale, vale a dire la salute del pianeta e quindi la salute umana. L’uomo dovrebbe ritornare a pensare ad avere un po’ più di rispetto della Natura e ritornare a imparare dalla Natura. Molto spesso l’opinione comune è suddivisa due categorie: catastrofisti e negazionisti ma chi lavora in ambito scientifico: “Abbiamo l’obbligo morale, invece, di aderire ad una terza categoria: quella dei realisti.” La realtà dei fatti – ha detto ancora Ammoscato – è che i cambiamenti ci sono, sono in corso, ne stiamo cominciando a vedere le conseguenze e le vedranno ancora di più le future generazioni. Quindi se vogliamo parlare di salute globale non possiamo prescindere dalla problematica dei cambiamenti climatici”.

E parlando di variazioni climatiche, il dottor Elenio Avolio ha fatto emergere che “se saremo bravi a ridurre le emissioni, il pianeta si riscalderà di 1,5 °C. Se non lo saremo il pianeta si riscalderà di più, ovvero di 2°C. in ogni caso, anche nella visione più ottimistica, la temperatura del pianeta è destinata a salire”.

In particolare, nel primo caso sarebbe necessario diminuire le emissioni del 45% nel 2030 (rispetto a quelle del 2010) e azzerarle nel 2050, nel secondo caso si dovrebbero diminuire le emissioni del 20% nel 2030 e azzerarle nel 2075. Quali effetti benefici dalla limitazione del riscaldamento a 1,5°C rispetto a 2°C? Il livello dei mari sarebbe inferiore di circa 10cm; la biodiversità sarebbe più tutelata, per esempio; l’acidità del mare aumenterebbe meno; le barriere coralline non scomparirebbero; al polo nord avremo un’estate senza ghiacci ogni secolo (contro una ogni 10 anni con +2°C); i rischi per la salute, per la sicurezza alimentare e per i rifornimenti idrici aumenterebbero meno. Un mezzo grado che fa la differenza e di cui bisogna parlare sempre di più: informare per capire, come in queste giornate di formazione.

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