Occorre essere realisti, ma anche ottimisti perché la Calabria può ancora farcela a salire sul treno dello sviluppo socio-culturale, economico-occupazionale ed infrastrutturale voluto dai calabresi, in primis, e dall’Unione Europea che chiede alla classe dirigente di varare politiche volte a ridurre le distanze tra regioni del Nord e quelle del Sud e ad aumentare la coesione sociale. È quanto è emerso, in sintesi, al convegno promosso dall’Associazione fra ex consiglieri regionali della Calabria dal titolo: “Programmazione, sviluppo e territorio per la fertilizzazione del sistema Calabria”, ospitato dell’Università della Calabria (UniCal) di Rende (Cosenza), il 13 giugno, una proficua occasione non scontata di “intergenerazionalita’” tra adulti con il proprio bagaglio di esperienze, anche quello di ex consiglieri regionali, e giovani volenterosi e desiderosi di contribuire al riscatto e allo sviluppo della Calabria a partire dai suoi territori. Tant’è vero che alcuni di loro sono giunti all’UniCal da Montegiordano, nell’Alto Jonio Cosentino, estrema periferia nord. La gran parte dei giovani calabresi non vuole emigrare, ma vivere dignitosamente nella propria terra e per farlo ha bisogno di prospettive sociali ed occupazionali certe.
Quest’Associazione, che lo scorso 6 maggio ha compiuto 35 anni di attività (1988-2023), ha inteso, per contrastare la desertificazione in atto, promuovere una serie di convegni itineranti nei territori calabresi coinvolgendo i rappresentanti delle diverse categorie che compongono la società, a partire dalla politica. A questo primo convegno, presso UniCal, sono stati invitati a relazionare esperti e docenti universitari insieme ai vertici dalla Confindustria e dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Cosenza. Hanno portato il loro saluto istituzionale il pro-rettore dell’UniCal, Patrizia Piro, il presidente dell’Associazione, Stefano Arturo Priolo, e sono Intervenuti Adriano Giannola (in video conferenza), presidente della Svimez, che si è soffermato sulle opportunità e prospettive della Calabria e non solo, attraverso il PNRR, Vincenzo Carrieri, ordinario di Scienza delle Finanze all’UniCal, che, prendendo spunto dal libro del premio Nobel Angus Deaton, “La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza”, ha spiegato le criticità che hanno portato la Calabria fino ad oggi a non partecipare alla “grande fuga” verso standard di vita migliori, e Vincenzo Falcone, già docente universitario e segretario generale presso il Comitato delle Regioni dell’UE di Bruxelles, autore del libro “Calabria. Il buio oltre la siepe”, pubblicazione che ha dato anche lo spunto alla serie di convegni programmati dall’Associazione.
Molto propositivi sono stati gli interventi dei presidenti della Confindustria, Fortunato Amarelli, e dell’Ordine degli Ingegneri, Marco Saverio Ghionna, e della vice sindaca di Cosenza, Maria Pia Funaro. I lavori sono stati coordinati dal giornalista Riccardo Liguori, direttore di “Opinioni Calabria” (periodico dell’Associazione), che ha illustrato le finalità di questa realtà associativa volte al bene comune, e conclusi dal vice presidente dell’Associazione, Ernesto Funaro, annunciando che il prossimo convegno verterà su una delle principali “vie del mare”, il Porto di Gioia Tauro e il suo indotto il cui rilancio contribuirà non poco alla “grande fuga” della Calabria verso la sua fertilizzazione.
Comune a tutti gli interventi il plauso rivolto all’Associazione fra ex consiglieri regionali per il suo impegno a fare rete nel territorio traghettando, anche nel saper tenere viva la memoria, il passato nel presente con uno sguardo al futuro, stimolando incontri dove, nel mettere a fuoco le criticità del sistema Calabria, vengono sollecitate, anche con il contributo di esperti, politiche risolutive delle stesse che favoriscano l’accesso ai diritti di cittadinanza quali, ad esempio, la sanità, l’istruzione e la mobilità. Sono stati snocciolati dati che fanno riflettere quanto l’Italia si stia meridionalizzando, a partire dal Nord impegnato a chiedere solo l’autonomia differenziata, con un tasso di occupazione in Italia al 58%, in Calabria al 42%, mentre la media europea è al 68%, nelle donne è al 49% rispetto al 63% dell’UE e in Calabria è appena il 30%. Anche il tasso di povertà in Calabria non dovrebbe far dormire tranquilla la governance, perché è al 33%, esattamente il triplo del dato nazionale (11%).
Si è parlato anche degli abbandoni scolastici, non pochi dei quali vanno ad incrementare la manovalanza delle organizzazioni mafiose, di disoccupazione e di occupazione precaria, in nero, sottopagata, quindi della fuga di cervelli e di braccia (negli ultimi 20 anni 800mila giovani hanno lasciato il Sud di cui 300mila laureati). Non è stato trascurato neppure il declino demografico, la scarsa propensione a fare impresa e l’impatto, si spera positivo, che potrà esserci attraverso studi e ricerche sull’intelligenza artificiale, soprattutto in ambito sanitario, che la stessa UniCal può avere un ruolo da protagonista ed essere all’avanguardia. Anche per questo la Calabria è ancora in tempo per la sua “grande fuga”, l’importante è non perdere il “treno” che sta transitando.