In queste settimane, il Governo ha presentato un disegno di legge di riforma della giustizia che il Parlamento sarà chiamato a discutere con particolare attenzione nei prossimi mesi. Il provvedimento è oggetto di vigile attenzione da parte del Presidente della Repubblica. In una fase storica così delicata, in cui si stanno affrontando le conseguenze di una guerra in Europa e si stanno per investire ingenti risorse legate alla messa a terra dei progetti finanziati dal PNRR, preoccupa registrare che, parlando di giustizia, anziché dare vita ad un confronto costruttivo, basato sul merito delle questioni, a prevalere sia una logica di scontro aspro tra i diversi poteri dello Stato e, tra alcuni di questi e il mondo dell’informazione.
Nella citata proposta di riforma della giustizia si propone di abolire alcune fattispecie di reato, come l’abuso d’ufficio e il traffico di influenze nonostante autorevoli esponenti del mondo istituzionale e giudiziario e la stessa Commissione Europea invitino alla cautela e avvertano come si possa rischiare di produrre un indebolimento nella prevenzione e nel contrasto alle mafie e alla corruzione. Le cronache di queste ore, infine, riportano le parole del ministro della Giustizia in relazione ad una possibile rimodulazione del concorso esterno in associazione mafiosa, strumento fondamentale per colpire quella “area grigia” di complicità e connivenza che sempre più emerge dalle inchieste. Da tempo si sostiene che la giustizia italiana abbia bisogno di essere riformata per essere più efficace ed efficiente, perché i suoi tempi si riducano sensibilmente, perché i suoi organici e i suoi strumenti siano rafforzati. Sinora, a fronte di tante parole, non si è oggettivamente percepito un cambio di passo evidente in tal senso.
Le riforme devono servire per migliorare la situazione esistente, per progredire, per rafforzare la fiducia dei cittadini nello Stato. Nel caso della giustizia per continuare a garantire il bilanciamento tra i poteri di investigazione, i diritti e le garanzie costituzionali delle persone sottoposte a indagine, salvaguardando e garantendo l’impiego corretto di mezzi che si sono dimostrati particolarmente efficaci, come le intercettazioni. Una giustizia che funziona contribuisce concretamente ad affermare la presenza e l’autorevolezza dello Stato, a dimostrare la sua capacità di prevenire e contrastare ogni forma di illegalità e di criminalità, a garantire la sicurezza ai cittadini e agli operatori economici. Avviso Pubblico chiede al Governo e a tutte le forze politiche e Istituzionali di attivare un confronto civile e democratico, nonché una leale collaborazione che porti a reali miglioramenti nel funzionamento della giustizia garantendo che non vi sia arretramento nella lotta alle mafie e alla corruzione. La giustizia è uno dei beni comuni più importanti da garantire ai cittadini e alle cittadine. Chi governa e chi siede in Parlamento ha la responsabilità di agire cosciente di questa responsabilità.