A più di 20 anni dall’ultimo disco in studio ritorna un caposaldo della musica britannica ed internazionale, Peter Gabriel. Il fondatore dei Genesis quest’anno ha utilizzato un modo particolare per far conoscere le sue nuove canzoni, pubblicandone una ogni luna piena, ed esibendosi in tutto il Regno Unito, Europa e Nord America. Il 1 dicembre uscirà il suo ultimo e attesissimo album “i/o”. 12 brani che confermano il talento cristallino dell’artista nato a Chobham 73 anni fa, e che esaltano la sua voce inconfondibile. I brani come sempre offrono spunti riflessivi su diverse tematiche, come la vita e l’Universo, ma anche la nostra connessione al mondo circostante, tema caro al cantante inglese.
Peter si interroga sempre di più sul passare del tempo, ma il suo non è certamente un disco triste, ma piuttosto realista, ed abbraccia anche un sano ottimismo. Lo spazio alla speranza ce lo regala con la canzone conclusiva “Live and let live”, facendo eco ossimoricamente alla Mccartiana “Live and Let die”. L’lp è stato registrato quasi nella sua interezza ai Real World Studios, studio praticamente fondato dallo stesso Peter, ed immerso nel verde del Wiltshire. Per le incisioni il cantante si è affidato a collaboratori eccezionali, tra cui spiccano il chitarrista David Rhodes, il bassista Tony Levin ed il batterista Manu Katché, che donano anche una certa solidità al disco.
In più c’è un’impronta fondamentale come quella di Brian Eno, produttore e musicista incredibile. Tra i trombettisti figura anche il nostro Paolo Fresu, e tra le voci di sottofondo, calde ed accoglienti, figura anche la figlia di Peter, Melanie. Peter non si è voluto far mancare niente, con il Soweto Gospel Choir, ed una sezione d’archi da fare invidia ad un’orchestra sinfonica!. D’altronde il musicista inglese è stato sempre un’artista d’avanguardia, donando al suo album anche diversi mix. Tutti i 12 brani sono proposti in 3 mix: il Bright – Side mix, curato da Mark Stent ed il “Dark – Side mix, ideato da Tchad Blake. Secondo Peter, Mark tende più a creare come un dipinto dai suoi remix trasformando la musica in immagini e Tchad invece affronta il suo lavoro di rimodellamento più come un viaggio, scolpendo il suono e trasformandolo in sentimento.
Infine esiste anche un terzo mix curato da Hans – Martin Buff, dal titolo “In-Side mix”, che dona tridimensionalità alle parole dell’autore. Come sempre il compositore inglese si è circondato da grandi artisti per completare le sue opere, e le ha supportate con diverse forme d’arte. La dozzina di artisti che Peter ha raggruppato è una squadra davvero impressionante: Ai Weiwei, Nick Cave, Olafur Eliasson, Henry Hudson, Annette Messager, Antony Micallef, David Moreno, Cornelia Parker, Megan Rooney, Tim Shaw, David Spriggs e Barthélémy Toguo. L’artwork di copertina è stato scattato dal fotografo Nadav Kandar, così come negli album precedenti, ad eccezione dell’album dell’86’ “So”. In definitiva Peter Gabriel ed il suo “i/o” approfittano dell’arte per ricordarci che il tempo che stiamo vivendo è solo preso in prestito e non nostro, ed accennando al passato ci ricorda da dove proveniamo.