Il Giro d’Italia di quest’anno sta dando numerosi spunti di approfondimento agli appassionati, soprattutto quando la carovana si trova a passare per le montagne. La corsa in rosa ha affrontato sia l’Etna che il Blockhaus e i big della gara (tranne Yates) sono ancora tutti vicini. Ma ancora più di ogni singola vittoria di tappa, ogni aneddoto o incidente, la notizia che ha davvero scosso il ciclismo italiano in questa occasione del Giro 2022 è stato l’annuncio del ritiro di Vincenzo Nibali dal ciclismo professionistico.
Lo “Squalo dello Stretto” attualmente corre per l’Astana Qazaqstan e nella sua Messina ha ufficializzato l’addio al mondo delle due ruote che tanto ha amato. Con Valerio Capsoni, scrittore e cicloamatore esperto, abbiamo analizzato molti aspetti tra cui il ritiro di Vincenzo Nibali e sul Giro d’Italia che sta risalendo lo stivale giungendo oggi in Emilia Romagna. Capsoni è autore di molti libri come: “Nibali. Un signore in giallo”, “Dalla Sicilia alle Alpi – Sulle grandi salite del Giro e del Tour”.
Cosa rappresenta Vincenzo Nibali per la Sicilia? Ti aspettavi il suo ritiro in questa stagione?
“Nibali è entrato già da anni di diritto nella leggenda del ciclismo, quindi è un patrimonio mondiale di questo sport. Per la Sicilia e per l’Italia si tratta di uno dei più grandi sportivi di sempre e questo era già evidente a carriera abbondantemente in corso. Sinceramente la notizia del suo ritiro a fine stagione non mi ha sorpreso. Per un corridore si tratta di un momento difficile, che si vorrebbe ritardare il più possibile, a maggior ragione quando si tratta di un campione. Il momento però inevitabilmente arriva“.
Hai un particolare aneddoto che ti riguarda personalmente legato a Vincenzo Nibali?
“Conobbi Vincenzo nel 2011, in allenamento sull’Etna. Aveva già vinto la Vuelta l’anno precedente, ma mi colpì soprattutto la sua umiltà e disponibilità. Pedalammo assieme per alcuni chilometri, visto che era il suo giorno di scarico. All’epoca correva nella Liquigas. Parlammo di tante cose e di quel giorno conservo un bel ricordo. Ho poi avuto modo di incontrarlo altre volte nel corso degli anni”.
“Nibali. Un signore in giallo” è il libro in cui hai deciso di raccontare le vittorie di Vincenzo. Qual è quella che ricordi più volentieri?
“Il libro, scritto con l’amico Turi Barbagallo, racconta la sua vittoria più importante, al Tour del 2014. Una vittoria completa, schiacciante, che l’Italia ha dovuto aspettare per tanti anni dopo Pantani. Prima del Pirata l’ultimo era stato addirittura Gimondi. Dopo Nibali chissà quanto tempo ancora dovremo aspettare per veder trionfare un italiano in Francia. Questo è il motivo che ci ha spinto a scrivere il libro, che anno dopo anno acquista sempre più significato e valore. Abbiamo voluto dare il nostro contributo e partecipare ad un pezzo della storia del ciclismo italiano e non solo”.
Il Giro d’Italia 2022 ha superato gli scogli Etna e Blockhaus. Chi, secondo te, ha più possibilità di vittoria e chi invece può ottenere solo trionfi di tappa?
“I contendenti li abbiamo visti all’opera in Abruzzo. Carapaz, Landa, Almeida, Bardet e metto dentro anche Hindley, che ha l’occasione per rifarsi dopo la sconfitta nel 2020. I grandi delusi, uno su tutti Yates, proveranno a vincere delle tappe, se le condizioni lo permetteranno. Anche Dumoulin può puntare a un successo parziale, così come Nibali e Valverde“.
Pozzovivo, Nibali, Valverde sono i veterani di questa edizione del Giro d’Italia. Riusciranno le nuove leve a far “dimenticare” questi mostri sacri?
“Nibali e Valverde sono gli ultimi interpreti di un ciclismo che sta probabilmente sparendo, a favore di questa nuova generazione di ragazzi terribili, vincenti ad un’età impensabile fino solo a pochi anni fa. Tutti si domandano però quanto dureranno. Difficilmente, a parer mio, potranno avere carriere molto lunghe come quelle appunto di Nibali e Valverde, costellate di successi importanti. Mai dire mai però. Il ciclismo negli ultimi due anni ci ha sorpreso costantemente, quindi staremo a vedere”.
Chi vincerà questa edizione del Giro d’Italia e dove attaccheranno i big?
“Il favorito d’obbligo è Carapaz, che vanta sicuramente la squadra più forte. Questo aspetto farà la differenza nelle tappe alpine, dove avere molti compagni di qualità fa certamente la differenza, basti vedere lo scorso anno con Bernal. Le tappe decisive saranno senza dubbio quelle dell’Aprica e del Fedaia, meteo permettendo naturalmente. Nel 2020 e nel 2021 il maltempo ha obbligato gli organizzatori a cambiare i piani in corsa. Speriamo che questo non accada anche nel 2022″.