Un ciclo di incontri ricco di spunti e riflessioni quello promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos presso la Biblioteca De Nava di Reggio Calabria. Al centro dell’attenzione, in conclusione della rassegna dedicata alla storia contemporanea, un vero e proprio enigma storico: la scomparsa della lapide dedicata a Vittorio Emanuele II, che un tempo campeggiava sul basamento del monumento centrale di Piazza Italia.
A sollevare la questione è stato Giuseppe Diaco, collezionista, appassionato di storia locale e responsabile eventi per Anassilaos, durante un intervento che ha subito suscitato l’interesse del pubblico. “Il mistero della lapide scomparsa” riguarda un’epigrafe commemorativa del primo Re d’Italia, affissa nel gennaio del 1878 – subito dopo la morte del sovrano – sul monumento realizzato da Rocco Larussa, già presente nella piazza dal 1868.
Secondo Diaco, il monumento che oggi si trova al centro di Piazza Italia (già Piazza Vittorio Emanuele II, Piazza della Cattolica, Piazza Gioacchino e Piazza dei Gigli) era all’epoca il fulcro delle cerimonie funebri svoltesi in città per omaggiare il Re defunto. In quell’occasione, una lapide fu posta sul lato nord del basamento, mentre nel 1886 un’altra iscrizione fu aggiunta sul lato opposto per commemorare i martiri della rivoluzione reggina del 1847 – ancora oggi visibile.
La vera domanda, però, è: che fine ha fatto l’epigrafe dedicata a Vittorio Emanuele II?
Durante la ristrutturazione della piazza, successiva al devastante sisma del 1908, il monumento fu spostato e le due lapidi vennero invertite. Fino agli anni ’30, documenti fotografici e cronache testimoniano la presenza della lapide dedicata al Re, visibile durante cerimonie ufficiali come la visita di Vittorio Emanuele III nel 1930. Tuttavia, oggi di quella lapide non resta traccia, se non le borchie che un tempo la sorreggevano.
“È difficile pensare che sia stata rimossa durante il Regno d’Italia”, osserva Diaco. “Non risulta che il monumento sia stato danneggiato durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, e anche se l’area era un obiettivo sensibile, non ci sono prove di danni rilevanti”.
L’ipotesi più inquietante è quella di una “damnatio memoriae” post-bellica, ovvero una rimozione intenzionale per cancellare un simbolo della monarchia sabauda dopo l’avvento della Repubblica nel 1946. Ma il mistero resta, e Diaco lancia un appello a storici, appassionati e cittadini: aiutare a ricostruire le vicende di quella lapide e, magari, risolvere un enigma che racconta molto più di un semplice frammento di pietra: parla della memoria condivisa e delle trasformazioni culturali di un’intera comunità.