«L’Università di Reggio Calabria vive il peggior momento della sua storia. Per superarlo devono cambiare tante cose, prima tra tutte il sistema di voto per l’elezione del rettore. Dopo tutto quello che è successo, non è accettabile che a decidere siano solo i docenti e i ricercatori. Chiedo pertanto al rettore reggente di non procedere con le nuove consultazioni interne, già convocate dal 18 al 20 luglio, prima di aver operato alcune necessarie modifiche allo Statuto. L’Ateneo ha bisogno di ricostruire la propria credibilità: un maggiore coinvolgimento degli studenti, una loro più ampia partecipazione alle decisioni, possono essere la chiave giusta per rilanciare la “Mediterranea” ed evitare un ulteriore, drammatico, calo degli iscritti».
È quanto afferma la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni.
«L’inchiesta giudiziaria “Magnifica” – aggiunge la parlamentare – ha svelato l’esistenza di un vero e proprio sistema corrotto che avrebbe determinato illeciti nella scelta dei docenti, negli accessi ai dottorati di ricerca, negli appalti. Al di là delle contestazioni penali, rispetto alle quali è doveroso aspettare il giudizio della magistratura, ad assestare un colpo tremendo all’immagine della “Mediterranea” sono state le rivelazioni relative alle modalità con cui veniva gestito il potere all’interno dell’Ateneo. La “Mediterranea” ha bisogno di una svolta vera. Ecco perché mi unisco alla battaglia di chi vorrebbe un’Università più aperta, più giusta, più democratica».
«Mi riferisco, in particolare – spiega Dieni –, alla necessità di cambiare il meccanismo di voto per l’elezione del rettore. Sia gli studenti sia il personale tecnico amministrativo e bibliotecario hanno promosso iniziative per l’abrogazione della norma statutaria in base alla quale il rettore viene eletto esclusivamente da docenti e ricercatori. Un sistema che alcuni studenti, in modo senz’altro efficace, hanno ribattezzato “porcellum baronale”. È quindi incomprensibile la decisione dell’attuale rettore reggente di non integrare l’ordine del giorno della seduta del Senato accademico del 14 giugno scorso, così come richiesto da Consiglio degli studenti, Assemblea generale e rappresentanti del personale in Senato accademico e cda, rappresentanza sindacale dell’Ateneo e sindacati territoriali e nazionali. Il punto all’odg da integrare riguardava la modifica dell’articolo 17 dello Statuto, oggi formulata in modo tale da rendere del tutto superfluo il voto di studenti e personale tecnico amministrativo e bibliotecario».
«È il caso di ricordare che, prima del 2012, lo Statuto prevedeva che il rettore fosse eletto da tutte le componenti della comunità universitaria, seppur con voto ponderato. Per effetto della Legge Gelmini, gli atenei hanno dovuto revisionare i loro statuti. E così una commissione ad hoc ha infine introdotto il famigerato comma 8 dell’articolo 17, quello che, oggi, impedisce a studenti e personale di partecipare attivamente alla scelta del rettore che dovrà guidare l’Ateneo per i prossimi sei anni. Forse – conclude Dieni – sarebbe il caso di evitare gli errori del passato».