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Santuario di Polsi: rifiuti e vergogna nel cuore dell’Aspromonte – FOTO

Riceviamo e pubblichiamo il messaggio di Domenico Minuto e del dr. Alfonso Picone Chiodo, dell'Università Mediterranea

di redazione

Con profonda tristezza, assieme all’amico dott. Alfonso Picone Chiodo, ho osservato molte foto dei luoghi attorno al Santuario di Santa Maria di Polsi, gentilmente inviateci dal dott. Antonino Morabito. Egli si era recato in pellegrinaggio al Santuario domenica 25 settembre 2022 e, molto turbato dai rifiuti di ogni tipo disseminati negli ambienti adiacenti, fino al vallone e al torrente, aveva fotografato tanto scempio al fine di conservarne l’avvilente testimonianza. La spazzatura accumulata anche in quantità monumentali lungo le nostre strade di Calabria non ci meraviglia più, perché purtroppo il costume incivile ed i totali disservizi sono una calamità alla quale ci siamo abituati, tanto è costante e diffusa. Ma che un disordine del genere si verifichi a Polsi è un sacrilegio nei confronti della santità del luogo e della sacralità della nostra tradizione. Senza contare che, in un ambito religioso quale è quello del Santuario, questo scempio è una bestemmia contro l’indirizzo pastorale che altrove si sta confermando e approfondendo alla luce dell’insegnamento che promana dalla “Laudato sì” di papa Francesco: offende gravemente, cioè, la sollecitudine a rendere onore e cura all’ambiente come dono di Dio di cui dobbiamo rendere conto. Fino alla mia generazione e per tanto tempo anche dopo, il solo nome di Polsi suscitava negli animi di tutti noi calabresi e di moltissimi siciliani un brivido di rispetto, di amore, di gratitudine verso la Madonna della Montagna; ad esso si associava l’esperienza di molta festa, che consisteva in pellegrinaggi notturni, bivacchi di preghiere e di canti, pasti comunitari ricchi di capra e in una continua, incessante gioia di musiche e danze popolari. Regnava allora una devozione piena di rispetto e certamente quei pellegrini che percorrevano la navata del santuario scalzi, in ginocchio e talvolta lambendo con la lingua il terreno, non avevano il minimo dubbio che quel luogo fosse sacro e inviolabile, come il roveto ardente di fronte al quale era stato imposto a Mosè di togliersi i calzari dai piedi. Questa tradizione di totale e amorosa riverenza fino a qualche anno fa era rimasta in sintonia, dopo tanti secoli, con l’esperienza ascetica dei fondatori del monastero, visitati nel secolo XII da san Lorenzo di Frazzanò: egli, narra la biografia del santo, li aveva trovati “sottoposti al castigo dei peccati con una vita di penitenza in quel monte asperrimo ed in una solitudine così severa”. Le innumerevoli lattine vuote oggi sparse alla rinfusa attorno al Santuario, anche nelle fioriere, i vetri scaricati nei crepacci, i vecchi materassi e le carcasse di casalinghi abbandonati nell’ambiente, dichiarano oggi che questo luogo, un tempo fra i più sacri per calabresi e siciliani, è diventato soltanto un banale posto di ritrovo montano, per feste folcloristiche e picnic di gente distratta e immemore, senza rispetto né per il sacro né per l’ambiente, testimonianza eloquente di un popolo che non ha più memoria di sé stesso e della sua dignità. Nulla però impedisce che a Polsi si recuperi quella devozione piena di rispetto e di cura del sacro se non noi stessi.
Domenico Minuto

Spesso sono stato al fianco dei miei amici di San Luca e alcune volte anche in prima linea in tante battaglie ma questa volta non posso tacere. Devo segnalare i gravissimi inquinamenti perpetrati ai danni della valle di Polsi, considerata sacra per la presenza secolare del Santuario della Madonna della Montagna.
L’afflusso dei pellegrini durante la festa, quest’anno particolarmente frequentata per l’incoronazione della Madonna, e l’incuria di chi vi opera ha trasformato il luogo in una discarica.
Migliaia di bottiglie di birra, stoviglie di plastica usa e getta, resti di cibo e tanto altro scaricato alla luce del sole e impunemente nei pendii appena poco fuori dall’area di Polsi.
Di tale disastro ambientale tutti coloro che hanno competenza, responsabilità in merito, sono necessariamente consapevoli. E anche i pellegrini.
Capisco che non è semplice provvedere a una raccolta differenziata e allo smaltimento in un luogo poco accessibile come Polsi ma non si può far finta di niente o attendere che la fiumara quest’inverno porti tutto a valle inquinando un corso d’acqua tra i più integri dell’Aspromonte.
E anche i pellegrini, gli escursionisti, i visitatori hanno le loro responsabilità e possono esercitare un ruolo di mitigazione del problema provvedendo a generare meno rifiuti e a portarne via il più possibile.
Ricordo che nel passato, insieme a Francesco Bevilacqua e tante Associazioni Ambientaliste, organizzammo una giornata ecologica raccogliendo quintali di rifiuti portati via poi dalla società Locride Ambiente.
Ma se oggi il luogo appare come una discarica non è servito a nulla. Tra l’altro tale situazione nel cuore di un’area protetta come il Parco Nazionale dell’Aspromonte è una vera bomba ecologica per le alterazioni che arreca alla biodiversità che, costituzionalmente, le Istituzioni e tutti noi dobbiamo proteggere per le presenti e future generazioni.
Alfonso Picone Chiodo

RIVOLGIAMO QUINDI UN INVITO AGLI AMICI DI SAN LUCA E A TUTTE LE ISTITUZIONI: REAGIAMO E AGIAMO TUTTI INSIEME AFFINCHÉ L’AGIRE UMANO RENDA ONORE ALL’ASSORTA SACRALITÀ RELIGIOSA E NATURALE DI POLSI E DELL’ASPROMONTE.”

Queste le parole di Alfonso Picone Chiodo, scrittore, fotografo, trekker ed alpinista nonché ricercatore presso il Dipartimento di Patrimonio, Architettura e Urbanistica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

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