Un nuovo capitolo del processo “Ndrangheta Stragista” ha preso vita ieri alla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, portando alla luce nuovi scenari e nomi noti nel tentativo di far luce sui rapporti tra ‘ndrangheta, Cosa Nostra ed esponenti politici.
Alla sbarra, Giuseppe Graviano e Rocco Santo Filippone, condannati all’ergastolo in primo grado per l’omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo del 1994.
I giudici hanno deciso l’audizione di alcuni pentiti, Marcello Fondocaro e Girolamo Bruzzese, nonché l’acquisizione del verbale di un altro collaboratore di giustizia deceduto nel 2014, Gerardo d’Urzo.
Le dichiarazioni di d’Urzo, finite in un’informativa della Dia, sono state inserite dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nel fascicolo del processo, in quanto si riferivano a un incontro che sarebbe avvenuto, secondo le ricostruzioni della DIA, a Palazzo Grazioli tra Raffaele Valenzise (ex parlamentare dell’Msi e di An), Silvio Berlusconi e un esponente della ‘ndrangheta della jonica reggina. In particolare, il defunto collaboratore di giustizia Gerardo D’Urzo, ha affermato: “Una persona mi disse di un certo Valensise con altra persona della ‘ndrangheta della jonica di essersi recati a Roma e di aver avuto un colloquio a Palazzo Grazioli con l’onorevole Silvio Berlusconi e questi gli disse al Valensise che quello che aveva promesso lo manteneva e dovevano stare tranquilli”.
Il collaboratore, inoltre, avrebbe assistito a incontri tra Cosa nostra ed esponenti della ‘ndrangheta nel periodo immediatamente antecedente alle stragi continentali.
Ma nel verbale spuntano anche i nomi di altri due politici: Dell’Utri e Craxi. Quest’ultimo, in particolare, secondo le ricostruzioni di Girloamo Bruzzese, si sarebbe recato tra il 1978 e il 1979 assieme a Berlusconi nella piana di gioia tauro per prendere parte a un incontro con i vertici della ‘ndrangheta reggina, per concordare un appoggio delle cosche al lancio di Berlusconi in politica. Mentre ero lì – sostiene Girolamo Bruzzese – vidi giungere nell’agrumeto Bettino Craxi e Silvio Berlusconi, che ho riconosciuto per averli già visti in televisione. Al loro arrivo, mio padre mi fece allontanare su richiesta di Peppe Piromalli, facendomi accompagnare a casa da un suo uomo di fiducia”. Anni dopo, il padre di Bruzzese gli avrebbe spiegato “che Craxi e Berlusconi si erano recati al summit perché Craxi voleva lanciare politicamente Berlusconi e quindi per concordare un appoggio anche da parte delle cosche interessate alla spartizione dei soldi che lo Stato avrebbe riversato nel Mezzogiorno”.
Nelle prossime udienze sarà sentito anche il commissario capo della Dia Michelangelo Di Stefano in merito all’informativa redatta sui risconti alle dichiarazioni dei tre pentiti. Infine, nel rispetto della normativa sul 41 bis e visti i problemi lamentati, anche oggi in aula, dall’avvocato Giuseppe Aloisio circa l’impossibilità del suo assistito Giuseppe Graviano di poter ascoltare le sue intercettazioni con il codetenuto Umberto Adinolfi, il presidente Muscolo ha autorizzato il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo a fornire al boss di Brancaccio un computer portatile. Il processo è stato, quindi, rinviato al prossimo 10 ottobre.