Reggio Calabria non è una città a misura d’uomo da molto tempo ormai, figuriamoci se si possa definire una città a misura di bambino. Solo pochi giorni addietro si verificava il crollo del controsoffitto presso l’istituto Pythagoras di S. Elia-Ravagnese e oggi siamo alle prese con il rinnovo della convenzione che garantisce la mensa e il trasporto per i piccoli ospiti delle scuole dell’infanzia paritarie, e per la quale l’amministrazione non sembra intenzionata a trovare le somme necessarie. Prendersi cura dell’infanzia e del benessere di bambini e ragazzi, il futuro della nostra comunità, non è nelle corde di un’amministrazione sempre più scalcinata e priva di un alcun progetto di gestione del territorio. Siamo sull’orlo di un baratro e la discesa senza fine che sta vivendo Reggio ora coinvolge anche i servizi più essenziali.
In qualità di Presidente della Commissione Controllo e Garanzia del nostro Comune, avevo già dato corso in questi giorni ad un’indagine conoscitiva per comprendere come si sia arrivati al crollo del tetto in un’aula scolastica, oggi di fronte alla denuncia della Federazione italiana delle Scuole dell’infanzia non possiamo voltarci dall’altra parte e sono pronto, già la prossima settimana, ad ascoltare in Commissione il Dirigente e l’Assessore al ramo. Con quali criteri si mettono da parte i bambini? Con quali criteri il governo locale definisce le somme per i servizi da destinare ai nostri piccoli concittadini?
La comunità non chiede niente di più, che di avere prestazioni, infrastrutture, strade, trasporti come per il resto del Paese; e soprattutto di essere ascoltata e supportata. I nostri figli, a parità di opportunità con gli altri giovani del territorio nazionale, perdono terreno e rimangono indietro. E questo succede sempre dalle nostre parti, laddove incuria, scarsità di competenze e lungimiranza amministrativa, improvvisazione politica e disinteresse del bene comune, a Reggio Calabria rappresentano ormai il paradigma amministrativo, specie da quando la giunta Falcomatà nella sua interezza si è insediata determinando il periodo più triste della nostra storia. A partire da quel momento la città ha perso gradatamente dignità e senso della civiltà; non restano che cittadini smarriti a urlare la necessità di un cambiamento, che sembra duro a venire. La questione dei servizi minimi alle scuole dell’infanzia o dell’edilizia scolastica che non è sottoposta alla manutenzione ordinaria è solo la punta dell’iceberg di una tragedia quotidiana, che la città vive oramai senza trovare attimi di respiro.
C’è una cosa, che si dica una, in grado di funzionare adeguatamente in questo lembo di terra lasciata nelle mani di uomini e donne inadatti e inadeguati a svolgere la gestione della cosa pubblica. Per quanto mi riguarda, non starò certo a guardare lo scempio dell’amministrazione Falcomatà, di assessori incapaci la cui unica giustificazione è lo scarica barile. Ne abbiamo abbastanza dei soprusi, ne abbiamo abbastanza di Falcomatà e dei suoi amici. Tutti noi, a partire dai più fragili, ci meritiamo di essere considerati cittadini di seria A e non l’appendice ultima di un territorio, che viene gestito come un feudo personale.