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Nasce Base Camp a Catanzaro

Il progetto educativo sperimentale ripensa il ruolo della scuola in modo flessibile e in nome dell'uguaglianza sociale

di Helena Pedone

Progetto sperimentale che attiva nel capoluogo calabrese la sua quarta sede dopo quelle di Roma, Napoli e Palermo, Base Camp ridefinisce il rapporto tra scuola e territorio, per contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico e fungere da contrappeso alle sempre maggiori (e preoccupanti) diseguaglianze sociali, culturali, economiche, ma forse – vista l’età dei suoi beneficiari e le specificità del periodo storico – soprattutto di sogni e progetti.

Il progetto, coordinato a livello nazionale da CESIE, è rivolto a ragazzi e ragazze tra i 12 e 17 anni, che annoverano nel bagaglio delle esperienze l’incertezza e la fragilità degli anni cruciali della formazione interiore della persona sommati a pandemia, guerra e cambiamento climatico.

Base Camp – Presidi Educativi Territoriali, un progetto sostenuto da Enel Cuore e da Impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, si propone di rimettere la persona al centro del proprio percorso di studio, accompagnando direttamente studenti e studentesse nel loro processo di maturazione.

Attivo fin dalla scorsa primavera, il Base Camp Catanzaro è coordinato dal Centro Calabrese di Solidarietà e ha sede presso l’Ipsia Ferraris, una scuola nella periferia meridionale di Catanzaro, forse il quadrante cittadino in cui le diseguaglianze galoppanti e l’assenza di sogni e prospettive si sentono maggiormente.

La sfida quindi è proprio quella di rompere il sistema rigido e tradizionale di pensare la scuola per far spazio a contaminazione, diversità, potenzialità e flessibilità dei differenti spazi interni ed esterni per reinventare il ruolo dell’istituto scolastico nel territorio. Tutto questo per e con studenti e studentesse. L’equipe di professionisti Base Camp è formata da docenti, educatori, animatori culturali e digitali, per offrire un catalogo di supporto alla didattica con attività di studio personalizzato, ma anche escursioni, laboratori, supporto psicologico. Tutte queste figure professionali costruiscono qualcosa di nuovo e importante, contribuendo a eliminare le distanze concettuali e generazionali e ribaltare la relazione didattica.

La scuola secondo Base Camp è laboratorio che sappia esaltare le qualità singole di ogni persona e che includa nel processo di apprendimento gli aspetti ludici e collaborativi, smontando la deriva che vorrebbe la classe come ambiente altamente competitivo e non collaborativo. Il modello proposto vuole alimentare processi di autoconsapevolezza e di autodeterminazione sin dalla giovane età per abbattere pregiudizi e stereotipi che riguardano le periferie.  Nuove commistioni tra cultura accademica e comunità di pratiche che possono generare un cambio di marcia nella relazione educativa e nella formazione di nuove generazioni attente e sensibili alle esigenze collettive, necessarie per vivere in quel mondo migliore al quale aspiriamo.

Ma i cambiamenti necessitano di piccoli passi. A cominciare dalle persone coinvolte nel cambiamento: da Elisabetta Zaccone, dirigente scolastica dell’IIS “Petrucci-Maresca-Ferraris” che ha messo a disposizione gli spazi che ospitano Base Camp Catanzaro, a Caterina Scarpino, l’architetta che ha voluto mettere alla prova il paradigma pedagogico coinvolgendo molte e molti giovani nel ripensamento concettuale della scuola. Questo ha permesso di stimolare riflessioni e azioni comuni per far sentire ragazzi e ragazze protagonisti di un processo, renderli testimoni e fautori di una trasformazione, custodi e responsabili della cura di questo nuovo ambiente, un piccolo ma importantissimo passo nel percorso che li porterà a essere adulti consapevoli e che avrà in Base Camp un fedele compagno di viaggio.

 

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