«Serve una mobilitazione istituzionale forte contro il ddl scellerato sull’autonomia differenziata». È la richiesta che è pervenuta dai Consiglieri della Città Metropolitana di Reggio Calabria anche nel corso dell’ultima seduta di Consiglio. Portavoce della battaglia per fermare il progetto del ministro Calderoli, approvato dal Consiglio dei Ministri e promosso nei giorni scorsi dalla Conferenza delle Regioni, con il voto contrario di Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia, sono stati i consiglieri Giuseppe Giordano e Michele Conia.
«Il Governatore Occhiuto – hanno affermato – nonostante le prime timide perplessità sul Ddl Calderoli, non ha inteso difendere la Calabria di fronte agli interessi di partito, esprimendo parere favorevole ad una legge profondamente iniqua. In questo modo le regioni più ricche beneficeranno di maggiori risorse, di un gettito fiscale più vantaggioso, di premialità sui servizi essenziali a scapito dei cittadini del Mezzogiorno e delle regioni storicamente più depresse, proprio a causa delle scelte sbagliate effettuate negli anni, che hanno relegato il sud ad una condizione di sottosviluppo».
«Sostanzialmente la Regione Calabria – hanno incalzato Giordano e Conia – sta dalla parte di chi vuole spaccare il Paese in due, di chi punta ad un Italia con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri. Non è costituzionalmente né umanamente possibile».
Da qui la proposta, avanzata dal Consigliere Giordano, di «convocare un consiglio metropolitano aperto per riflettere, insieme ai 97 sindaci del comprensorio, sulle insidie insite nel Ddl sull’autonomia differenziata che possono segnare il definitivo colpo di grazia alle speranze di crescita e rilancio del Meridione».
«E’ una battaglia che deve coinvolgere tutti – hanno concluso i consiglieri metropolitani – a prescindere da ideologie e interessi di partito. Ed è fondamentale che tutti i parlamentari eletti nelle regioni del Sud, a cominciare dai nostri, ma anche i consiglieri regionali che rappresentano il nostro territorio, assumano una posizione di chiara e netta contrarietà a questa legge. Ne va del futuro dei nostri figli. Perché, nell’anno 2023, è davvero assurdo pensare che un bambino nato a Milano possa avere più diritti di un bambino reggino o calabrese. Bisogna fermare questa deriva secessionista».