Sono partiti dalla Turchia i duecentonovantacinque profughi condotti al porto di Roccella Jonica dopo l’operazione di salvataggio guidata dalle tre motovedette delle Guardie costiere di Roccella e Crotone, a novanta miglia dalla costa jonica calabrese. Per lo più uomini, viaggiavano su un peschereccio col motore in avaria. Dopo aver adempiuto ai protocolli sanitari, i profughi sono stati ricevuti come di consueto dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa che assieme a Medici Senza Frontiere presidia la tensostruttura dell’area portuale, in attesa di una destinazione più congrua. Solo nella giornata di giovedì è stata recuperata l’ottantanovesima vittima del naufragio di Steccato di Cutro, comunità ancora ammaccata che continua a manifestare vicinanza alle vittime e ai sopravvissuti con preghiere e atti generosi. Nel frattempo, la gestione del fenomeno migratorio assume da parte del governo Meloni posizioni sempre più ferme: il ministro dell’Interno, Piantedosi, affronta il sovraffollamento a carico di alcune aree geografiche dando precedenza alla ricollocazione dei profughi più fragili, i minori non accompagnati: ritenendo indispensabile un dialogo tra prefetti ed enti locali, invia una circolare alle Regioni che esorta l’apertura di nuovi centri di accoglienza straordinaria dedicati ai profughi che abbiano un’età inferiore ai quattordici anni. Dall’opposizione, intanto, si leva l’assoluzione dell’operato del governo da parte di Carfagna, presidente di Azione, che reputa grave accusare l’esecutivo di aver cagionato la morte in mare sebbene trovi doveroso invocare chiarezza sulle dinamiche del naufragio avvenuto il 26 marzo scorso, ferita non rimarginabile.
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