L’associazione culturale Le Muse “Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria dopo avere appreso la notizia della prossima chiusura del Seminario e della possibile unificazione degli stessi in regione fa un appello nelle vesti del suo presidente prof. Giuseppe Livoti a S. E arcivescovo Fortunato Morrone, affinchè non venga a mancare nella nostra città un luogo importante e storico per la formazione dei futuri presbiteri a servizio della Calabria.
Livoti dichiara che pur se appreso che le indicazioni e le scelte che coinvolgeranno tale scelta tengono conto delle indicazioni della nuova Ratio Fundamentalis sui Seminari, dell’ottimizzazione di forze, delle risorse umane e culturali e di quanto è ancora all’esame della Conferenza episcopale italiana richiama alla memoria come tale luogo di formazione fa parte integrante della storia e dei siti importanti per la nostra storia religiosa. Non possiamo non dimenticare le parole di Don Denisi il quale
in una relazione ad un convegno nel 2011 ha evidenziato il ruolo simbolico e fattivo nella storia della religione con la figura di San Paolo. Paolo come ricorda Denisi è considerato dalla Chiesa Reggina il Padre della fede per gli abitanti del territorio ed il fondatore della Chiesa a Reggio e nell’intera Calabria e che gli avvenimenti della fede rispondono ad una logica che non è sempre quella razionale e naturale. Paolo ha evangelizzato Malta senza neppure conoscere la lingua del luogo per poter predicare. È accettato che le opere miracolose compiute abbiano costituito l’equivalente della parola. A Reggio come a Siracusa – città
magno greche – c’è la lingua comune a far maturare il kerigma in un inizio di conversione. Nel mondo soprannaturale della fede oltre all’azione dell’uomo c’è quella dello Spirito e della grazia. Se Paolo arriva nelle città di Malta, Siracusa e Reggio questo non avviene solo per
volontà dell’uomo o per contingenze atmosferiche. C’è una Provvidenza che guida uomini ed eventi, che gli scrittori cristiani chiamano “teologia della storia”. Anche questa contiene un messaggio che deve essere compreso ed ascoltato, in una visione più alta e complessiva. Non si può spiegare altrimenti come e perché in duemila anni di storia del cristianesimo la devozione da parte dei cristiani e della gerarchia di queste città abbiano fatto tanto spazio alla venerazione nei confronti di Paolo come generatore di fede e iniziatore di Chiese. Se non perché egli ha deposto un seme che poi è germogliato e si è sviluppato, certamente per opera di altri catechizzatori e ministri che sono subentrati; ma la fiamma della vita cristiana che è poi diventata feconda è stata accesa dal suo amore per Cristo e dal suo zelo apostolico.
Il presidente Muse ribadisce come il Seminario anche in queste ultime settimane ha visto l’aiuto per il suo mantenimento su invito del Club Serra anche di un contributo per una rappresentazione teatrale che ha confermato quanto la città intera ama tale struttura. Abbiamo bisogno continua Livoti di luoghi di formazione ma che mantengano intatto il loro valore storico e di interesse culturale e religioso, non una ennesima espoliazione a favore di un regionalismo che vede Catanzaro “unico baricentro” che cancellerebbe così anche la nostra storia come ricordano gli Atti degli Apostoli. La comunità del Seminario arcivescovile Pio XI è composta da 25 seminaristi, di cui 18 appartenenti alla arcidiocesi di Reggio Bova, un numero ben al di sopra delle altre diocesi calabresi e tra i più numerosi in Italia. Il Seminario, inoltre è anche punto fondamentale di riferimento spirituale e culturale per tutta la città e i fedeli reggini si sentono particolarmente legati a questa struttura, consapevoli che senza di essa e il suo lavoro di formazione dei sacerdoti le parrocchie ne soffrirebbero e la diocesi rischia di impoverirsi e degradarsi. Per questo anche Le Muse con il suo direttivo ed i suoi soci con spirito filiale, si rivolgono all’arcivescovo Morrone, affinché si opponga, a questa inaspettata chiusura, a svantaggio del patrimonio umano, economico e sociale poichè la formazione dei presbiteri sta veramente a cuore non solo ai fedeli della Chiesa locale ma, anche ai sodalizi culturali presenti nel territorio.