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Festival della Democrazia a Polistena: incontro “uno vale uno”

Gli studenti del liceo Rechichi hanno partecipato ad incontri sul concetto di “Uno vale uno” sui temi di democrazia e libertà

di Sebastiano Plutino

Con il Festival della Letteratura e del Diritto di Palmi si è elaborata una formula originale per parlare di Leggi, anche fuori dalle aule universitarie e di Tribunale.

L’incontro tra la letteratura e il diritto in generale, certamente, risale a tempi molto meno vicini, poiché́ è sempre stata presente la considerazione della letteratura antica come materiale prezioso capace di spiegare le origini e le evoluzioni dei vari istituti legislativi.

Le classi quinte del liceo Rechichi hanno partecipato a una due giorni di incontri importanti.

Si sono confrontati in primis con il concetto di “Uno vale uno” e grazie ai relatori, gli avvocati Antonino Napoli e il sindaco di Polistena Michele Tripodi, hanno aperto un dibattito interessanti sui temi di democrazia e libertà.

Un appuntamento fortemente voluto e sostenuto dalla dirigente scolastica Francesca Morabito che ha invitato i suoi studenti ad essere sempre parte attiva nella società con la consapevolezza e la dignità che solo la conoscenza può dare.

Lo stesso Tripodi ha condotto i ragazzi a una riflessione che li ha portati a scoprire come «I diritti sono tanti ma abbiamo consapevolezza di quanti siano».

L‘avvocato Maria Teresa Santoro ha relazionato sul tema “La giustizia in nome del popolonote a margine de ‘La parola ai giurati ‘di Sydney Lumet”.

Con uno sguardo alla Costituzione e al cinema, richiamando anche l’iconico ‘Rashomon ‘ di Akira Kurosawa, oltre che il film ‘ Condannato a morte in mancanza di indizi’, sono stati presi in esame il sistema processuale delle giurie popolari statunitensi e italiane .

La complessità della formazione della prova nel giudizio, la regola della condanna “al di là di ogni ragionevole dubbio”, i principi costituzionali del giusto processo e dell’autonomia e indipendenza della magistratura, hanno costituito il banco di confronto con gli studenti, sollecitati ad una necessaria presa di coscienza dei propri diritti per una effettiva partecipazione democratica.

Per l’avvocato Napoli è stato importante portare i ragazzi a una riflessione: «Uno Vale Uno? E’ la domanda che oggi ci poniamo, che vi poniamo e con voi vogliamo riflettere. La democrazia come modello politico, infatti, non viene mai messa in discussione; è semmai il suo funzionamento che suscita sempre più perplessità».

Diversi richiami storici sono stati forniti per arrivare ad oggi. «I social oggi rappresentano un forte elemento di novità che ha contribuito alla creazione di una nuova forma di “democrazia diretta” a cui tutti possono partecipare e nella quale “uno vale uno”.

Il concetto di “uno vale uno”, più che rimandare alla democrazia diretta di Atene, sembra un rifiuto della diversità e del pluralismo che sono un dato imprescindibile dell’umanità e il vero fondamento delle civiltà occidentali. L’idea omologatrice e riduzionistica dell’“uno vale uno” soffoca tutto questo e ci porta ad un egualitarismo di facciata, demagogico e irrealistico. Non è pensabile che, in nome dell’antipolitica, si immagini una politica dell’uno vale uno, annullando il peso della cultura, il valore della competenza, la virtù del sapere e la forza dell’esperienza.

Il processo democratico avrebbe tanto da guadagnare da un maggior coinvolgimento diretto dei cittadini? Ne dubitiamo. Pensate, ad esempio, a cosa sarebbe accaduto se nel pieno dell’emergenza pandemica, invece che affidarci al parere competente, meditato dei medici e degli scienziati, ci fossimo affidati al buon senso dell’uomo della strada? Quanti danni in più avremmo dovuto contare?

‘Uno vale uno’ è un concetto meraviglioso. Ma senza competenze e merito crolla tutto qui bisogna accompagnarlo da: il socratico “so di non sapere” e il latino cursus honorum.

Contengono entrambi un principio di crescita, di maturazione, da applicare all’individuo e alla società: il primo custodisce in quattro parole la continua necessità di imparare, l’umiltà di chi vuole capire. L’altro istituisce un preciso ordine meritocratico per passare da un incarico pubblico a un altro premiando, si presuppone, chi vale. Fermiamoci un attimo a riflettere sulla forza che questi due pilastri della società antica possiedono».

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