Morire a diciannove anni. Morire in gita scolastica. Morire per una fatalità.
Sono notizie che non si vorrebbero mai dare, epiloghi a storie improvvisamente rivolte alla tragedia. Eppure, bisogna raccontarle, come un piccolo contributo nella lotta al destino ignoto e avverso. E questa volta, la storia ha toccato la Calabria, Reggio Calabria. Denise, una giovane e bellissima ragazza di 19 anni, è stata strappata alla vita da una corrente imprevista sul fiume Lao, sul quale si trovava per fare rafting assieme ad altri compagni di classe. Una gita scolastica come tante, nella stessa regione, per concludere un percorso scolastico fatto di fatica e sacrifici, presso il liceo Rechichi di Polistena.
Eppure, quella che doveva essere un’esperienza formativa improntata sullo svago, rimarrà per sempre uno dei ricordi peggiori. L’acqua era calma, racconta una delle compagne della ragazza. Poi all’improvviso è cambiato tutto: in pochi minuti, il gommone che si scontra con i massi, il fiume che si ingrossa dalle piogge di questi giorni sul Pollino, i ragazzi catapultati in acqua. “Pensavo di morire, poi qualcuno è riuscito ad agganciarmi portandomi a riva. Vicino a me ho visto il caschetto che indossava Denise. Ho visto la morte con gli occhi, sono rinata ieri”, racconta la ragazza.
I compagni di Denise speravano di poterla riabbracciare, ma la ragazza secondo le prime ricostruzioni probabilmente è stata sopraffatta dalla forza del fiume, che l’ha spinta sul fondo, impedendole la risalita.
Ci sono volute circa 24 ore perché i sommozzatori dei vigili del fuoco ritrovassero il corpo di Denise, sott’acqua, poco distante dal luogo dell’incidente. Sulla riva, il padre della giovane attendeva di riabbracciarla. Sul corpo adesso è stata disposta l’autopsia.
“Nessuno di noi poteva immaginare che una visita guidata, in un percorso presentato come sicuro e affidabile, con il conforto di esperienze pregresse, potesse avere conseguenze così drammatiche”. Queste le parole di Francesca Maria Morabito, dirigente del liceo statale “Giuseppe Rechichi” di Polistena.
Ma è l’ufficio scolastico della Regione Calabria a dare il giusto epilogo: “Non c’è modo di alleggerire le responsabilità collettive, poiché quella morte colpisce in maniera indelebile le coscienze. Non vi è alcuna argomentazione in grado di sollevare dallo stato di dolore profondo che in questo triste momento avvolge tutti in un abbraccio freddo e muto“.
“Fatalità, ha il tuo destino in mano. Fatalità, la trovi sulla tua via”. Così cantava il poeta Gringoire nel musical internazionale Notre Dame de Paris. “Fatalità: la vita la devi a lei”.
E di fatto, questo è stato il triste destino di Denise: una fatalità che le ha strappato la vita dalle mani. Evitabile o meno, questo spetterà alle autorità competenti stabilirlo. Ciò che resta per certo è che nessuno potrà restituire quello che è stato preso, e ciò che resta è solo una profonda angoscia e un senso di incredulità che difficilmente potrà mai placarsi.