“Vorrei chiedere un minuto di silenzio per le vittime dell’alluvione in Emilia Romagna e per l’avvocato reggino Giovanni Pellicanò, per Denise Galatà morta durante un’attività di rafting, in “gita scolastica” nel Fiume Lao, e per le due donne, uccise da compagni “disumanizzati” e accecati dall’odio”. Con questi pensieri accorati, con queste parole intrise di pietas, Angela Marcianò, rappresentante di “Impegno e Identità” in Consiglio comunale a Reggio Calabria, ha inteso dare avvio al suo intervento in Aula in occasione della seduta odierna dell’Assemblea cittadina.
“Penso, tuttavia, che il minuto di silenzio – ha voluto specificare per meglio focalizzare il concetto – non debba limitarsi a significare solo la solidarietà di questo Consesso, perché si rivelerebbe vuota retorica, buona a scaricare la coscienza. Necessario, dunque, è coniugarlo con una presa d’atto e una potente stigmatizzazione degli eventi e delle condotte deprecabili (dall’incuria amministrativa alla violenza familiare). E’ estremamente rilevante che la denuncia parta da Aule rappresentative come questa, per scongiurare tale diffusa deriva dell’uomo che si mostra finanche capace di uccidere il proprio figlio che sta per nascere”.
“Volgendo ora lo sguardo sul tema oggetto di questa seduta del Consiglio comunale, partiamo dall’assunto – è la riflessione iniziale della docente universitaria – che, se il Bilancio di previsione è il libro di ciò che si vuole fare per la città, il Consuntivo è il rapporto e lo specchio di ciò che si è fatto.
É la cartina al tornasole di un modello, di un’idea di Città, naturalmente per chi l’idea ed il modello li ha previsti e ha voglia e capacità di metterli operativamente in atto.
Dall’analisi dei numeri, sia pur nudi e freddi, emerge un elemento, inconfutabile e chiaro: non esiste un modello di sviluppo di Reggio, né sociale, né culturale, né economico.
Il primo dato che balza agli occhi è (come avevo evidenziato già lo scorso anno) la diminuzione costante degli abitanti, passati dai 185.000 del 2014 ai 170,000 di oggi, con una perdita in 8 anni di ben 15000 unità. Una desertificazione che lentamente sta spopolando la nostra Città.
Fermo restando il fenomeno della denatalità, il dato più emblematico proviene, con autorevolezza indiscutibile, dall’ISTAT, che certifica un’emigrazione anagrafica di 2.400 cittadini l’anno, solo in parte compensata dai fenomeni migratori.
E’ un dato terribile, che deve essere messo in risalto. Un problema che, per la sua risoluzione, necessita di politiche sociali ed economiche più incisive, idonee ad arginare la costante “fuga” da Reggio, specie dei ragazzi e dei giovani.
In questo quadro, a conferma di questo trend negativo, basta considerare il dato – scende nel dettaglio il consigliere comunale dell’opposizione – sull’addizionale comunale sull’Irpef, che passa dai 14,5 milioni di euro nel consuntivo 2019, ai 10,5 milioni del 2022”.
Certo, considerando che il 2020 e il 2021 non possono, sul piano economico, fare testo a causa dell’emergenza pandemica che ha limitato il sistema ed il ciclo produttivo, il dato più attuale è, comunque, indicativo del fatto che abbiamo perso il 20% dell’addizionale Irpef, e cioè della tassa principale sulla ricchezza prodotta.
La Città ed i suoi abitanti, è questa l’emergenza che inquieta, sono sempre più poveri!
Qualcuno potrebbe superficialmente arrivare a sostenere che il Comune non è deputato a creare ricchezza, dovendosi limitare ad erogare servizi. In verità, in tutte le Città medio-grandi, soprattutto metropolitane, gli investimenti pubblici si fanno e, infatti, stanno contribuendo a creare ricchezza.
A Reggio servono, pertanto, ed a maggior ragione, politiche di aiuto strutturali e permanenti, finalizzate a generare sviluppo economico”.
“Penso –sono gli esempi pratici forniti dalla giuslavorista dell’Università di Messina – ad una nuova zona industriale semi attrezzata, da dare in comodato gratuito agli operatori economici; penso ad una puntuale e seria politica di esenzioni dai tributi locali e ad una azione sociale e culturale che serva da volano al commercio e al turismo.
Non mi pare difficile individuare gli interventi da adottare perché sarebbe sufficiente guardare a modelli virtuosi di altre Città. Quello che, invece, mi appare arduo è riuscire ad intravedere una concreta volontà di fare quadrato attorno ad obbiettivi comuni, superando le contrapposizioni sterili, e da raggiungere, soprattutto, con l’aiuto di professionisti realmente competenti e non da “improvvisati- amici di”.
Non a caso da mesi, ho scelto la strada delle proposte, della collaborazione fattiva e silenziosa e non, come avrei potuto, del disprezzo assoluto, dell’orgoglioso isolamento, della inefficace strumentalizzazione, dell’attacco e della denuncia urlata, malevola e inutile che genera, certamente, maggiore visibilità.
Tra i dati che ho esaminato, un altro elemento che trovo sconcertante è parso quello sulla tassa di soggiorno”.
“Mi riferisco – chiarisce Angela Marcianò – alla comparazione tra i dati del 2022 e quelli precedenti. Si passa dai 235.000 euro pre pandemia nel 2019 ai 135.000 del 2022. Una Città dotata di bellezze naturali, architettoniche, archeologiche ed artistiche, non può ridursi ad incassare quanto un paesino di montagna. Non è elegante fare paragoni, ma se Ricadi, località di 5.000 abitanti, incassa 5 volte la cifra di RC, diventa obbligatorio farli.
La questione del 5X1000, che i nostri concittadini potrebbero destinare al Comune nella dichiarazione dei redditi, con le modalità delle quali ho più volte parlato, non mi sembra il caso neanche sia illustrata nuovamente per raccomandarne la divulgazione, ma segnalo che la somma globale incassata dal Comune di Reggio Calabria a questo titolo è, persino, ridicola.
E’ palese: sono questi, tutti indici di una costante disaffezione dei nostri concittadini nei confronti dell’Amministrazione, che non viene percepita come azienda naturale erogatrice di servizi sul piano sociale, la sua ragion d’essere.
Ed allora dobbiamo farci carico di creare un collante tra Cittadini e Istituzione che serva ad eliminare il senso diffuso di indifferenza ed insofferenza verso quest’ultima, recuperando credibilità sulle cose fatte e non più solo sulle promesse imbellettate di quello che “si potrebbe fare”.
Ci ritroviamo ancora con appena 806 unità di personale dipendente, mentre, ai sensi del Decreto del Ministero dell’Interno del 18 novembre 2020 ne dovremmo avere almeno 1500, attesa la necessaria percentuale di un dipendente ogni 120 abitanti. Vi pare che, su questo fronte, al netto delle necessarie autorizzazioni ministeriali, ci si possa davvero ritenere soddisfatti per i bandi in corso? Se siamo realmente fuori dalla condizione di deficitarietà, l’impulso al reclutamento e ad una riorganizzazione seria del personale (senza modalità da remoto) avrebbe dovuto essere condotto con maggiore slancio e diretto ad una reale ripresa strutturale dell’Ente”.
“Il tono, inevitabilmente scettico, che caratterizza questo mio intervento – argomenta la professoressa – è frutto di una lettura dei documenti che corredano il Bilancio. Il giudizio profondamente negativo di gestione delle risorse finanziarie non è mio, ma continua ad essere fornito dall’indicatore di capacità di riscossione dei tributi (e dei crediti degli anni precedenti) da parte di questo Comune che è molto basso: si è passati dal 50% del 2008 al 40% del 2018 al 28,70% del 2022.
I residui attivi sono 700 milioni, le anticipazioni di liquidità pari a 200 milioni, il disavanzo finanziario da ripianare è di 236 milioni e i crediti di dubbia esigibilità sono 484 milioni, indicativi di tributi troppo alti che i cittadini non sono in grado di pagare. Si deve incidere proprio su questo fronte, se si vuole portare la Città alla “normalità” (e non ricadere nella mancanza di autonomia paventata dalla Corte dei Conti a chiusura del piano di riequilibrio).
Si tratta, ancora, di cifre spietate, i cui effetti deleteri ricadono a cascata sulle entrate correnti finanziatrici dei servizi ai cittadini. Tale deficienza amministrativa fa il paio con la telenovela della raccolta differenziata, della mancata piena operatività di Castore e si aggiunge a tutte quelle mancanze quotidiane che compromettono un “vivere civile”, che sia tale o quantomeno dignitoso.
D’altra parte, la delibera della Corte dei Conti del 22 aprile 2023 ha accertato e ribadito “la presenza di criticità suscettibili di pregiudicare in chiave prospettica, gli equilibri economico finanziari del Comune e in particolare ravvisa l’insufficienza dei flussi di entrata propri”, disponendo conseguentemente “l’adozione delle misure correttive finalizzate all’efficientamento del sistema di riscossioni”. E’ un giudizio pieno di punti interrogativi e di condicio sine qua non, evidentemente utopistiche da realizzare.
Come ho cercato modestamente di dimostrare il Consuntivo, del resto, non è una semplice e fredda elencazione di numeri da sommare o sottrarre, ma deve contenere un’idea di sviluppo, esprimere un’ anima passionale, che sappia evolversi verso un modello di sviluppo sostenibile, pragmatico e responsabile senza dubbio, ma pur sempre ambizioso, in cui l’Istituzione non si limiti a mettere risorse che restano sulla carta, ma si muova avendo una visione fondata su progettualità e competenze.
In questi ultimi 3 anni lo Stato ha erogato oltre 200 milioni al Comune, che sono serviti solo a ripianare il disavanzo o meglio ad uscire dalla condizione limitante del deficit strutturale”.
Adesso anche l’ultimo alibi è sfumato ed è giunto – giunge al suo epilogo il contributo di Angela Marcianò nel corso della riunione del Consiglio comunale – il momento di ritrovarsi intorno ad un tavolo e decidere cosa vogliamo per Reggio. Serve dar prova di sensibilità morale e spirituale, e mi sembra ancora possibile. Lo dobbiamo ai cittadini, ma soprattutto a tutti quei bambini, come i nostri figli, i cui genitori, esattamente come noi, cari colleghi, hanno scelto di farli nascere e crescere nella nostra Città”.