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Salario minimo, Confartigianato Calabria: dai contratti collettivi tutele migliori per i lavoratori

Per Confartigianato la vera svolta per creare stabilità e lavoro, sul tema del salario minimo, è nei Contratti collettivi

di Sebastiano Plutino

Torna al centro del confronto il tema del salario minimo imposto per legge. Per Confartigianato la vera svolta per creare stabilità e lavoro è nei Contratti collettivi. Tra i pro e i contro sul salario minimo a 9 euro lordi a ora, Confartigianato Imprese Calabria rilancia anche le recenti affermazioni del presidente nazionale Massimo Granelli che si schiera con quanti temono che le nuove regole creino meno tutele per i lavoratori.

Il presidente regionale Roberto Matragrano e il segretario regionale Silvano Barbalace, ritengono infatti che “il salario minimo invece di incentivare il lavoro lo impoverisca”.

“Il salario minimo fissato per legge in maniera uguale per tuttiper Confartigianato – è una proposta semplicistica che non solo non risolverebbe il problema del lavoro povero, ma lo aggraverebbe. Si tratta di una proposta che tende a disintermediare le relazioni industriali, partendo dal presupposto, sbagliato, che la legge può fare meglio della contrattazione collettiva e delle Parti sociali”.

“Si tratta di una propostaha dichiarato il Presidente nazionale di Confartigianato Granelli che mette sullo stesso piano i contratti pirata con i contratti di qualità, ignorando che nel nostro Paese il contenuto protettivo dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative è fra i migliori del mondo. Infatti, prevede già condizioni e strumenti per sostenere i redditi e migliorare la produttività e offre tutele collettive e sistemi di welfare integrativi. Un patrimonio che in questa fase difficile sta offrendo un utile supporto ai lavoratori ed alle imprese, soprattutto nei territori dove il welfare pubblico è carente”.

“Il salario minimo imposto dalla legge – si legge ancora nella nota di Confartigianato – avrebbe come inevitabile conseguenza la fuga dalla contrattazione collettiva da parte delle imprese, con effetti negativi sia sulle tutele che sullo stesso livello dei salari. Inoltre, porrebbe inevitabilmente il tema della sua indicizzazione, evocando l’inizio di una nuova scala mobile. Davvero l’Italia ha bisogno della nazionalizzazione delle relazioni industriali?”.

“Nell’artigianato e nelle piccole imprese – conclude la nota di Confartigianato Calabria – la contrattazione collettiva definita dalle Organizzazioni più rappresentative, come la Confartigianato, oltre a determinare salari rispettosi dell’art. 36 della Costituzione per come dimostrato anche da recentissimi studi,  è anche lo strumento che ha consentito di individuare soluzioni su misura per le esigenze organizzative e di flessibilità di imprese appartenenti a settori e con mercati spesso estremamente diversi fra di loro, assicurando, nel contempo, importanti tutele collettive ai lavoratori, anche attraverso il proprio consolidato sistema di bilateralità”.

 

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