L’intera Calabria in fiamme. Trascorrono gli anni, ma il solito criminale copione non cessa a finire.
76 sono gli incendi che stanno devastando da giorni l’intera Regione. Non solo Reggio, ma a bruciare è l’intera Calabria. Tutte le provincie sono si ritrovano carbonizzate dalle fiamme. Una piaga di proporzioni vastissime, al punto che i corpi dei Vigili del fuoco delle altre Regioni sono intervenute in nostro soccorso ed al lavoro in sinergia con quelli locali stanno tentando di tamponare, arginare la furia delle fiamme e salvare il salvabile.
Atti criminali spesso di natura dolosa, che pongono l’emergenza, non solo sotto l’aspetto educativo, ma appunto penale. Paesi interi circondati dai roghi (Montebello, Capo D’Armi, Lazzaro, San Lorenzo, neanche un patrimonio naturalistico, come il Parco Nazionale d’Aspromonte o Pentidattilo sono stati risparmiati.
Dramma sociale a tutti i livelli perchè l’emergenza non risparmia proprio nessuno: non getta solo nella disperazione i sindaci dei nostri paesi, già in perenne difficoltà causa le esigue risorse per gestire le proprie piccole comunità, non mette solo anche a repentaglio l’incolumità dei cittadini, non esclusivamente i più piccoli ed i più fragili. intossicandone l’aria che respirano, non distrugge solo l’economia locale dei paesi, specie di quei cittadini che ancora hanno il privilegio di trovare sostentamento dalla terra o attività economiche strettamente concatenate ad essa. non solo distrugge un patrimonio naturale di inestimabile valore ed importanza, essenziale per la Vita sul Pianeta, grazie alla fotosintesi, ma anche ammazza, brucia viva la nostra fauna.
Tutto questo si ripete ogni anno, come film già visto, senza che si impari niente dall’anno precedente e si attui uno strutturale ed efficace piano di prevenzione per contrastare, almeno con forza parziale, all’enormità di questo fenomeno che ci investe ogni estate. La morsa del gran caldo, specie quello che ci sta asfissiando quest’anno, è senza ombra di ombra di dubbio una principale causa del verificarsi, ripetersi e propagarsi degli incendi, ma anche spesso un alibi per mascherare azioni illegali della parte di piromani, parte non sana. e per fortuna minoritaria, di una comunità che gioca a distruggere, inconsapevole del valore di quello che va a distruggere.
Compreso il futuro dei propri figli. Perchè ogni stagione si deturpa una comunità intera. Senza un’apparente motivazione logica, valida.
E’ questa la cosa più grave e che fa più rabbia. La rassegnazione che, alle nostre latitudini, vedere bruciare un prato a bordo di una strada o una montagna, una fattoria, sia prassi, “normalità” che quasi non fà più notizia, quando invece dovrebbe scuotere l’orgoglio ferito di un’intera comunità consapevole, che ha a cuore la difesa dell’ambiente che lo ospita quotidianamente.
Perchè non brucia solo un bosco, non muore arso vivo solo un animale. Bruciamo, moriamo, noi con loro e col paesaggio ed econmia locale che distruggiamo