Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto dal giudice Silvia Capone, ha depositato le motivazioni della sentenza emessa il 30 luglio 2021 per gli imputati del processo “Gotha” nato dalla riunione delle inchieste “Mamma Santissima”, “Reghion”, “Fata Morgana”, “Alchimia” e “Sistema Reggio”. Il processo, uno dei più importanti celebrati a Reggio Calabria dai tempi di “Olimpia”, si era concluso due anni fa in aula bunker con 15 condanne e 15 assoluzioni.
Motivazioni che arrivano dopo due anni e sono racchiuse all’interno di 7.683 pagine, nelle quali viene convalida l’ipotesi della Procura distrettuale antimafia, guidata da Giovanni Bombardieri, secondo il quale Reggio sarebbe nella mani di “menti più raffinate della ‘ndrangheta” capaci di rendere invisibile il fenomeno criminale, dove convivono, in nome degli ‘affari’, elementi deviati dello Stato, massonerie spurie e ‘ndranghetisti battezzati. Processo con 30 imputati alla sbarra e che ne vede assolti la metà e che quindi non farebbero parte delle politiche in concorso alla sovrastruttura, molti di essi per non avere commesso il fatto. Motivazioni che arrivano dopo un processo composto da cinque anni di dibattimenti, nei quali sono stati ascoltati una decina di collaboratori di giustizia, da Nino Lo Giudice, a Paolo Iannò, ad Antonio Liuzzo, Nino Fiume, Mario Chindemi, Consolato Villani, portati in aula dal Procuratore aggiunto della Repubblica, Giuseppe Lombardo, per venire a conoscenza sulle loro informazioni relative alla ‘ndrangheta reggina dominata dalle cosche De Stefano, Tegano, Condello, Libri, Serraino e le cosche satelliti, il ‘Ghota’ della ‘ndrangheta calabrese e nazionale.
Nella sentenza ci sono le motivazioni per le quali l’ex parlamentare del Psdi Paolo Romeo era stato condannato a 25 anni di reclusione. Tredici anni erano stati comminati all’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra. Erano stati assolti, invece, l’ex senatore di Forza Italia Antonio Caridi e l’ex presidente della Provincia di Reggio Calabria Giuseppe Raffa. Svelando un “sistema di potere ambiguo”, che, stando ai collaboratori di giustizia sentiti in aula, è stato caratterizzato da “promiscuità tra ‘ndrangheta e ambienti Istituzionali”, il processo “Gotha” era nato dalla riunione di alcune inchieste della Dda, coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, dai procuratori aggiunti Giuseppe Lombardo e Stefano Musolino e dai pm Walter Ignazitto, Sara Amerio, Roberto Di Palma, oggi procuratore presso il tribunale dei Minori, e Giulia Pantano, oggi procuratore aggiunto a Catanzaro. (ANSA).