I cento anni dell’Aeronautica Militare Italiana (1923-2023) saranno ricordati nel corso di un incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca Pietro De Nava che si terrà giovedì 24 agosto alle ore 18,00 presso la Villetta De Nava nell’ambito degli incontri di Estate Reggina 2023 organizzati dal Comune. A parlare dell’argomento Fabio Arichetta, che tratterà degli inizi dell’aeronautica italiana e Luca Pellerone che parlerà invece degli assi italiani della 2^ Guerra Mondiale. “Mai, nel campo dei conflitti umani, così tanti dovettero così tanto a così pochi” (Never in the field of human conflict was so much owed by so many to so few). Questa frase di Winston Churchill in un discorso tenuto nell’agosto del 1940, rende ragione dell’importanza che l’arma aerea aveva assunto nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Sia che si trattasse di avanzare con forze, anche corazzate, in territorio nemico o che si progettasse di effettuare sbarchi la presenza dell’arma aerea risultava uno strumento imprescindibile per “spazzare” i cieli della nazione nemica da forze aeree ostili e accompagnare avanzate e sbarchi. Era questo compito dei caccia, sempre più agili e veloci, senza dimenticare il ruolo dei bombardieri chiamati in un primo tempo a colpire obiettivi militari e strategici e in seguito – purtroppo – a scopi terroristici per fiaccare la popolazione civile e indurla più facilmente alla resa come nei bombardamenti diurni e notturni di Londra e delle più importanti città inglesi da parte della Luftwaffe (Coventry fu rasa al suolo tra il 14 e 15 novembre 1940 e in quella circostanza fu coniato il termine coventriżżare dal ted. koventrisieren) che ebbero un seguito nelle massicce incursioni anglo-americane sulle città tedesche negli ultimi anni di guerra. L’Italia, che nel 1923 (regio decreto 28 marzo 1923 n. 645) aveva creato la Regia Aeronautica e tra il 1925 e il 1926 istituito il Ministero dell’Aeronautica e lo Stato Maggiore dell’Aeronautica elevando nel 1929 Italo Balbo a ministro dell’Aviazione, pur conseguendo prestigiosi risultati e record (di velocità media, di velocità massima e di altitudini raggiunte) nelle celebri Trasvolate guidate e condotte dallo stesso Balbo, non potenziò sufficientemente l’arma aeronautica, specialmente dopo l’allontanamento di Balbo nominato governatore della Libia. Quando il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra al fianco della Germania, la Regia Aeronautica godeva di un’ottima reputazione in patria come all’estero, ma la dura realtà bellica ne avrebbe evidenziato i limiti di equipaggiamento e mezzi. L’arma aerea era già stata utilizzata nella Grande Guerra ma senza grandi effetti sull’esito finale del conflitto. Nel 1914-1918 compare comunque il fenomeno degli assi del cielo, di quei combattimenti corpo a corpo (aereo contro aereo) che vede i piloti combattere ad armi pari con un certo spirito cavalleresco, quasi una tenzone di memoria medievale nella quale i combattenti non cavalcano veloci destrieri con la lancia in resta ma ferrei cavalli alati. Anche nella 2^ Guerra Mondiale si evidenziarono piloti che nei combattimenti con i caccia meritarono il titolo di assi per audacia, coraggio, sprezzo del pericolo anche se tali virtù di per sé non erano sufficienti e dipendevano dalle qualità del mezzo aereo. Diversi piloti italiani guadagnarono lo stato di “Asso“, grazie alla determinazione con la quale si misurarono, anche se in condizioni di inferiorità, con il nemico. Gran parte dei loro successi furono conseguiti sui cieli dell’Africa settentrionale, di Malta, della Russia, dei Balcani, fino alla disperata difesa del territorio nazionale prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e anche dopo. In particolare saranno citate le gesta dei principali aviatori che hanno dato gloria all’Aeronautica Militare Italiana, tra cui Teresio Martinoli, Giuseppe Cenni, Franco Lucchini, Adriano Visconti, Luigi Gorrini, Giuseppe Biron.