“La esclusione della Reggina dal campionato di serie B è stata una evidente porcheria e si spera che il Consiglio di Stato voglia rimediare, con la emissione di un provvedimento che faccia, veramente, giustizia. A parte quanto si è già detto e, in particolare, sulla evidente sovranità della giustizia ordinaria rispetto a quella sportiva, qui vi è un altro ed evidente vulnus: può quest’ultima e poi il Giudice amministrativo affermare, solamente ed esclusivamente, che era stato dato un termine e questo non è stato rispettato e, quindi, la squadra non può essere iscritta al campionato, pur essendo in regola al momento della data per tale adempimento? E poi può essere penalizzata una squadra e tutto il settore sportivo sottostante, come i tanti giovani, oltre che alle aspettative di una intera città, di un’intera regione, per un eventuale errore del presidente della società? Si badi bene, non si tratta di una omissione, ma soltanto di un ritardo, di appena qualche giorno, nel pagamento di alcune somme, per il quale adempimento il Tribunale Ordinario aveva fissato altra data, entro la quale ciò è regolarmente avvenuto! La decisione del Tar sul punto appare, veramente, carente e non spiega, assolutamente, perché debba darsi valenza ad un deliberato sportivo rispetto a quello della giustizia ordinaria. Non è sufficiente dire che la giustizia sportiva è autonoma e non spiegare le ragioni della scelta operata rispetto, appunto, ad una decisione di altro potere -maggiore- dello Stato. Quindi, sul punto il giudice superiore dovrà, veramente, fare giustizia. Ma non è finita qui! Nel momento in cui si dovesse mantenere la decisione anomala del TAR, non solo la Reggina non potrebbe iscriversi al campionato di B, ma verrebbe a scomparire la società, la squadra, i settori giovanili ed i creditori verrebbero totalmente a perdere ogni possibile speranza e diritto di recupero. In sostanza, il provvedimento del Tribunale Ordinario, Sezione Fallimentare, verrebbe ad essere totalmente annullato e si perderebbe tutto. È possibile una cosa del genere? Razionalmente e giuridicamente ciò non è possibile e, quindi, si aprirebbero anche le porte per un ricorso alla CEDU, per l’evidente violazione della normativa europea e dei palesi diritti dei creditori e dei soci. Ed in tale contesto si potrebbe anche ipotizzare ed auspicare un’azione collettiva di tutti i tifosi, della città, della regione, dei creditori, ecc., per i danni causati per una strana “interpretazione” che appare fuor di luogo e forse dettata da interessi diversi e da poteri più forti, rispetto a quelli di una piccola regione del sud. Nessuno può cancellare il sospetto che si sia voluto, anche involontariamente, sostenere posizioni di maggiore forza ed abbattere definitivamente lo sport nella piccola Reggio Calabria. Sul punto, il Consiglio di Stato dovrà riflettere non trattandosi di decidere se il versamento è stato o meno eseguito adeguatamente, ma dovrà determinare o meno la morte sportiva e non di una città storicamente importante, ma debole economicamente e politicamente”
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